“Foglie al gelo”. E quel senso di leggerezza da ritrovare

“Foglie al gelo”. E quel senso di leggerezza da ritrovare

 

Il nuovo anno solare di “Musica in quota” si apre con un brano di Francesco Gabbani: “Foglie al gelo”. La lettura del testo è affidata alla sensibilità della cantante Jessica Da Re.

Questa canzone è una fotografia del nostro vivere oggi, soli, persi nel buio di sogni chiusi in un cassetto, provati e stanchi nell’affrontare o forse, meglio, accettare un futuro carico d’incertezze. Una condizione che tanti di noi vivono e hanno vissuto individualmente e personalmente, oggi diventa di tutti. Siamo tutti foglie al gelo, congelati nel presente, sicuri solo di ciò che è stato. Privi di leggerezza.
La stessa leggerezza e lo stesso silenzio con cui le cose a volte cadono e se ne vanno per sempre, compresa la nostra vita. A volte capita di capirlo quando si è ancora piccoli, si guarda un fiore che al soffio del vento, perde i suoi petali e poco per volta si curva e muore. E in tutto questo non c’è un perché, domanda priva di risposta.
Nel movimento oscillatorio dell’esistenza, rimangono sempre saldi i sogni che ci permettono di immaginare, di creare ciò che desideriamo e di trasformare la vita in una nuova occasione.
Al risveglio il buio si spaventerà, una metafora per dire che dopo il buio c’è sempre la luce, dopo il sonno, il giorno spazza via il buio e quello che sembrava perso è lì davanti a noi, fra le mani. E cosa di più prezioso della propria dignità?
Ritorneremo. Una parola che oggi più che mai risuona preziosa come l’oro, ritorneremo a brillare, ad essere leggeri come bianche foglie nude al gelo senza peso. Ritroveremo quel senso di leggerezza che ci appartiene e con esso quei sogni che si erano persi dentro il buio di un cassetto senza chiedere, senza un perché e addirittura senza che ce ne fossimo accorti. La luce per contrasto, rende chiare le cose che la notte aveva oscurato e nascosto.
All’improvviso le cose cambiano, basta passare dalla notte all’alba, girare la pagina di un libro, passare da un colore ad un altro, per capire che si può ricominciare e che può sempre esserci un nuovo inizio. Basta poco per cambiare la prospettiva, basta una parola, una carezza, un qualsiasi segno che diventi messaggio di un cambiamento. Quando ci rendiamo conto che possiamo ricominciare, prendiamo nuovamente possesso della nostra dignità, ritorna la luce dentro di noi, ritroviamo ciò che avevamo perso e ci sentiamo più forti di prima. Sentiamo che siamo foglie ancora ben salde al nostro ramo, fragili al vento e senza difese, ma sufficientemente forti per rimanere attaccati a quel ramo per un’altra occasione di vita.

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