Dolomitibus chiude in utile, la Cgil lancia l’appello: «Ridare dignità agli autoferrotranvieri»

Dolomitibus chiude in utile, la Cgil lancia l’appello: «Ridare dignità agli autoferrotranvieri»

C’è una Dolomitibus che tira un sospiro di sollievo per aver chiuso senza gli scossoni previsti il 2020. E c’è una Dolomitibus che mostra turni di lavoro massacranti. Da una parte bilancio e numeri. Dall’altra gli autisti e i lavoratori. In mezzo, la Filt Cgil che chiede di «ridare dignità agli autoferrotranvieri».

«Leggere dai giornali che il bilancio 2020 di Dolomitibus si chiude con un margine di utile ci dà una boccata di ossigeno e ci conferma che le nostre richieste di riapertura del servizio erano legittime e sostenibili e che la perdita di ricavi andava in qualche modo ristorata dal governo centrale e regionale – afferma Alessandra Fontana, segretaria provinciale Filt -. Ora come allora rimaniamo infatti convinti che un servizio, funzionale all’esercizio dei diritti fondamentali, non possa essere soggetto a logiche industriali basate su utile o profitto ma vada comunque garantito e assicurato, anzi, vada addirittura rafforzato e ampliato. Parimenti rimaniamo convinti, con ancora più forza, della necessità di preservare con forza la buona occupazione del settore e restituire al personale autoferrotranviero quella dignità che, giorno dopo giorno, ha perduto».

Il sindacato dei trasporti fa la lista di cosa non va. A partire da una contrattazione aziendale ferma da 13 anni. «Negli ultimi anni i turni sono peggiorati con dei nastri lavorativi che vanificano, di fatto, qualsiasi conciliazione vita/lavoro – continua Fontana -. Aumentano le riprese e le soste in depositi privi a volte anche dei servizi igienici. Parallelamente aumentano la responsabilità e i rischi per la sicurezza e l’incolumità dei lavoratori, oggetto sempre più spesso di minacce o di aggressioni. La pandemia non ha fatto altro che far esplodere con ancora più urgenza un disagio già da tempo noto e denunciato. Le conseguenze di questa perdita di dignità del lavoro sono sotto gli occhi di tutti e si traducono in un turn over sconosciuto fino a qualche anno fa. Se in passato infatti era facile trovare manodopera qualificata da assumere, oggi soffriamo una costante situazione di sottorganico. Le ragioni sono molteplici: da una parte ci sono le finestre pensionistiche per gli usuranti (a conferma di quanto faticoso sia questo lavoro) ma, dall’altra, si registrano sempre più frequenti dimissioni volontarie. A dimettersi non sono solo i tanti giovani che salgono dal Sud, attratti dalla possibilità di un futuro che ben presto scopriranno essere loro negato, ma a dimettersi sono spesso anche lavoratori locali, con un’anzianità importante, che non riescono più a reggere tempi di lavoro lunghi cui non corrisponde nemmeno un riconoscimento economico adeguato. E assumere diventa sempre più faticoso».

La richiesta della Filt è semplice: ricostruire un nuovo modello di lavoro per il post-Covid. «Un modello che da una parte permetta un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, ridiscutendo turni di lavoro ormai insostenibili e dall’altra garantisca un riconoscimento anche economico della dignità di un lavoro così importante per la collettività e per il futuro della provincia». 

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