Dodici chilometri di cunicoli e stanze sotto la Marmolada: era la città di ghiaccio

Dodici chilometri di cunicoli e stanze sotto la Marmolada: era la città di ghiaccio

Per quasi un anno ha ospitato e protetto circa 200 uomini. Dormitori, sale mensa, uffici, magazzini per le munizioni, cappella, infermerie, cucine… tutto scavato nel ghiaccio e sotto metri e metri di neve perenne. Oggi non resta quasi niente. Ma un secolo fa era la “città di ghiaccio”, una delle meraviglie della Prima guerra mondiale. Dodici chilometri di cunicoli incisi nel ventre del ghiacciaio della Marmolada, invisibili dalla superficie. In pratica, un fortino inattaccabile, e con una temperatura qui “gradevole”: mentre fuori si toccavano i -30°C, i soldati austriaci se ne stavano sotto il ghiaccio tra 0 e 5°C.

Sono stati gli austrungarici a costruire la “città di ghiaccio”. Il periodo è quello in cui le Dolomiti erano il teatro principale della Grande guerra, insieme alla linea dell’Isonzo. Prima di Caporetto, si sparava parecchio tra le vette rosa. E per evitare il fuoco nemico, ecco l’idea. La partorì il tenente e ingegnere austriaco Leo Handl.

Gli storici dicono che l’ufficiale asburgico cadde in un crepaccio. E da lì capì di poter usare il ghiacciaio come uno scudo. Era il maggio 1916 quando iniziò la progettazione e la costruzione dei primi cunicoli, anche a 50-60 metri di profondità nelle viscere del ghiacciaio. Attorno ai corridoi si svilupparono piccole stanze adoperate come mensa, dormitori, depositi. Un dedalo in cui si muovevano soldati e ufficiali. Di fatto, una caserma invisibile al nemico. Caverne scavate a fatica, ma lontane dal fuoco delle truppe italiane. E realizzate in appena dieci mesi (gli austriaci erano formidabili, in questo. La prova? La strada del passo San Boldo, costruita in cento giorni).

La “città di ghiaccio” restò operativa fino all’autunno 1917. Dopo Caporetto infatti la Marmolada cessò di essere territorio conteso: la linea di confine si era spostata da un’altra parte. Senza manutenzione, il ghiaccio si riprese i suoi spazi. E oggi non resta praticamente niente della caserma scavata nel ghiacciaio. Lo scioglimento delle nevi perenni però restituisce gli oggetti che i soldati avevano portato sotto la coltre gelata. Tavoli, armi, suppellettili militari… tutto visibile grazie al Museo della Grande guerra, il più alto d’Europa.

 

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