Dalle piume con la fuliggine al cannone: arrivano i giorni della Merla

Dalle piume con la fuliggine al cannone: arrivano i giorni della Merla

Sono i “giorni della Merla”. Perché si chiamano così? Ve lo raccontiamo attraverso due leggende.

La meteorologia smentisce il pensiero popolare secondo cui questi sono i giorni più freddi dell’anno, ma la tradizione si tramanda da generazioni.

Un tempo i merli avevano piume bianche e soffici. E, durante l’inverno, raccoglievano nei nidi le loro provviste per sopravvivere al gelo di gennaio. Di certo non sarebbero usciti dai loro nidi nel mese più freddo dell’anno. Almeno finché il sole non fosse stato un po’ più caldo e i primi ciuffi d’erba non avessero fatto capolino tra la neve che si scioglieva. Così attesero fino al 28 gennaio e uscirono.

Le merle cominciarono a festeggiare sbeffeggiando proprio lui: il signor Gennaio, che non la prese bene. Al contrario, si arrabbiò tantissimo: tutta questa allegria lo infastidiva e non poco. Così decise di dare una bella lezione a quegli uccelli che avevano osato affrontarlo.

Sulla terra calò il silenzio. Un vento gelido da Nord cominciò a soffiare forte, tanto da spazzare via i nidi dei merli. I poveri uccelli affrontarono una tormenta di neve e, per sopravvivere al freddo, dovettero ripararsi nei camini delle case. E proprio lì, al calduccio, trascorsero gli ultimi giorni del mese. Solo a febbraio la tormenta si placò e il sole sembrava più tiepido: i merli uscirono quindi dai camini per un volo di perlustrazione.

Sì, il clima era decisamente più mite, ma le loro piume avevano preso il colore della fuliggine: nero.

I merli da allora rimasero neri. 

Un’altra leggenda ci porta invece nella Storia.

Si racconta che durante una guerra, un manipolo di soldati dovesse trasportare al di là di un fiume un grosso cannone di ghisa chiamato “Merla”. Siamo nel 1700 e non c’erano molti mezzi all’epoca.

Era la fine di gennaio e le acque del fiume si presentavano fredde e impetuose: impossibile costruire un ponte di barche per far passare il cannone in quelle condizioni.

Poi, giunse un vento talmente gelido che le acque si gelarono. Il ghiaccio era molto, molto spesso e nemmeno le spade e gli archibugi dei soldati riuscivano a tagliarlo.

Fu così che la “Merla” venne fatta scivolare sull’altra parte del fiume e da allora ecco perché gli ultimi giorni di gennaio si chiamano così. 

Alla prossima!

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