Da Cibiana a Squaw Valley: il sogno americano diventa realtà

Da Cibiana a Squaw Valley: il sogno americano diventa realtà

Era il febbraio del 1960, tutti i collegamenti da Cibiana per scendere a Calalzo erano bloccati da una fitta nevicata. Ma qualcuno, da Cibiana, doveva partire. Partire per forza: c’era un’Olimpiade dall’altra parte dell’oceano. Un’Olimpiade da vivere fino in fondo.
Stiamo parlando di Nilo Zandanel e Dino De Zordo.
Disciplina? Salto. Solo i migliori venivano convocati. E loro erano i migliori ai tempi.
La “valanga “azzurra però trovò difficoltà a causa dell’abbondante coltre bianca caduta nella notte e che ancora scendeva copiosa all’alba. E scendere a Venas per salire sul trenino che portava alla stazione di Calalzo era più che un’impresa olimpica.
Alle prime luci dell’alba, la piazza di Cibiana si era riempita di gente con pale e tanta voglia di far partire i due campioni. Alle 6 in punto, Nilo e Dino dovevano arrivare al casello ferroviario di Venas: ce la fecero, a piedi, preceduti dai cavalli al traino che fungevano da “fendineve”.
Arrivarono in tempo, grazie all’impegno dell’intero il paese e trovarono anche un capanello di gente a salutarli con le bandierine in mano.
Erano felici i due atleti e nel trenino che conduceva i lavoratori nelle occhialerie della vallata venivano portati in palmo di mano ed elogiati: soprattutto dalle ragazze!
Furono salutati con un “sede valente, riede e varda de far pulito”.
Con il cuore gonfio di emozione salirono in carrozza ancora zuppi di neve. Destinazione? Milano Centrale. Poi il cambio d’abito ufficiale, vestirono la divisa olimpica: giacca azzurra, scudetto tricolore e tanto entusiasmo.
Cortina 1956 non richiedeva un viaggio così lungo e gli sci fremevano.
La vestivano con fierezza la loro divisa delle Fiamme gialle di Predazzo: loro, partiti da un piccolo paese tra le Dolomiti, in America. Un sogno diventato realtà, coronato con duri allenamenti, entusiasmo e bravura.
Il giorno successivo l’aeroporto di Linate aspettava i nostri atleti. Volo verso Squaw Valley, Stati Uniti d’America, tra California e Canada.
La cosa più bella di quelle Olimpiadi? Gli emigranti che si spostarono da varie parti degli Stati Uniti per poter salutarli e far sentire loro il calore della famiglia. Rappresentavano non solo l’Italia, ma le loro radici. E li seguirono per tutto il tempo: una boccata di ossigeno, un essere a casa, finalmente. Già durante gli allenamenti, Lino e Dino si confermarono saltatori eccellenti. Non vinsero medaglie, anzi la beffa del destino volle che, pochi giorni dopo i Giochi a 5 cerchi, proprio Lino trionfasse ai Campionati Nord Americani e conquistasse il record mondiale di salto di 144 metri, proprio contro gli avversari di Squaw Valley.
Ma la cosa più bella di quelle Olimpiadi invernali fu la solidarietà di una comunità alla partenza: fiera di avere due atleti che rappresentavano un paese così piccolo e il miracolo di trovare ad attenderli la stessa comunità partita per cercar fortuna nel nuovo mondo.
Alla prossima!

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