Croda dei Ros osservata speciale: c’è un altro pinnacolo di Dolomia in bilico

Croda dei Ros osservata speciale: c’è un altro pinnacolo di Dolomia in bilico

Continuano i crolli sulla montagna sopra San Vito di Cadore. La Croda dei Ros, a fianco della Marcora, ha scaricato massi anche questa mattina. Nuvole di polvere continue, più piccole rispetto a quella che ieri ha invaso il paese, perché i crolli sono stati di entità minore. Ma nei prossimi giorni (o settimane) potrebbe succedere di nuovo una frana simile a quella di ieri.

Dai sorvoli dell’elicottero, i geologi hanno individuato una profonda fessurazione nella roccia. Una spaccatura ritenuta recente, che sarà oggetto di monitoraggi continui. Il blocco di roccia in bilico dovrebbe essere di dimensioni simili a quello staccatosi ieri.

Intanto nella mattinata è stato effettuato un primo sopralluogo da parte della struttura della Provincia, che negli anni ha realizzato i canaloni di guardia, a difesa dell’abitato di Chiapuzza. «La parete sta continuando a scaricare roccia, ma al momento non risultano pericoli per le case e la viabilità» dice il consigliere provinciale delegato alla Difesa del Suolo, Massimo Bortoluzzi, che è stato sotto il versante in ispezione con il sindaco di San Vito. «Il materiale si è depositato tutto in alto e domani valuteremo come procedere per i rilievi. Solo in seguito, si potrà capire come e se intervenire per rimuovere il materiale franato. Siamo già in contatto con Tesaf (Dipartimento Territorio e Sistemi agro-forestali, ndr) dell’Università di Padova per uno studio approfondito dell’evento».

«Diversi microcrolli sono in atto già da una settimana; si intravedeva la polvere negli ultimi giorni» spiega il sindaco di San Vito, Emanuele Caruzzo. «La situazione al momento è tranquilla». La parete della Croda Marcora e della Croda dei Ros non è nuova a questo genere di crolli. «Negli anni ’60 i vecchi del paese avevano provato a minare proprio quel pinnacolo caduto ieri, per tirarlo giù ed evitare pericoli; infatti c’erano stati altri crolli importanti in zona. Neanche con l’esplosivo ce l’hanno fatta». Sono bastati gli agenti atmosferici e mezzo secolo per completare il lavoro.

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