Carbone e dolore: Catterina De Carlo e la collina dell’amore

Carbone e dolore: Catterina De Carlo e la collina dell’amore

 

«E l’amore guardò il tempo e rise, perché non sapeva di non averne bisogno.

Finse di morire per un giorno, e di rifiorire a sera, senza leggi da rispettare.

Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. 

Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito.

Il tempo moriva e lui restava». 

(Luigi Pirandello)

 

Così può essere descritta in versi la storia di Catterina De Carlo, nata a Domegge nel 1864.

Sposò Vittorio Davià (Da Via). Il quale, come molti bellunesi, era in America – nel West Virginia – per realizzare il sogno di una vita migliore.

Una vita fatta di sacrifici: lui minatore e lei mamma a tempo pieno di cinque figli.

Ed era proprio per i figli che Catterina e il marito si sacrificavano: volevano dare loro un futuro dignitoso.

Abitavano a Monongah e Vittorio lavorava come minatore in una miniera di carbone.

Ma la loro esistenza cambiò repentinamente il 6 dicembre 1907.

Quel mattino, Vittorio salutò la famiglia e non fece più ritorno.

La miniera era attiva più che mai e una parte della galleria crollò a causa del grisou: il gas killer. 

Morirono in totale 300 persone.

L’esplosione fu devastante e lasciò un segno indelebile in tutte quelle povere famiglie. Anche in Catterina, che non smise mai di cercare il suo Vittorio.

Disperata per un uomo che tanto amava, ogni giorno si recava alla miniera, raccoglieva un sacco di carbone e tornava a casa. Lo stesso carbone veniva poi riversato in un angolo del giardino.

Al mattino si alzava, camminava per più di 5 chilometri e raggiungeva la miniera. Così per un’intera vita, tanto che piano, piano il mucchio diventava una collina. 

Lo faceva nella speranza di ritrovare il marito sotto il materiale caduto: invano. 

Ma quell’amore che la spingeva a camminare a lungo, caricarsi un sacco sulle spalle, alimentò le sue giornate e fece capire ai figli il senso della vita.

Catterina ebbe il tempo di aiutare le altre vedove di quell’immane tragedia. 

Continuò a percorrere quei 5 chilometri che la separavano dall’adorato Vittorio fino al 9 agosto 1936: morì a 72 anni.

E quella collina venne chiamata “La collina dell’amore” .

Si stima che Catterina, in 29 anni, abbia trasportato circa 300 tonnellate di carbone e dolore.

Venne anche denunciata per appropriazione indebita dalle autorità: nulla la fermò.

Non ritrovò mai il marito, ma ciò che fece per lui era dettato da un sentimento sconfinato. 

In West Virginia, la collina dell’amore esiste ancora, proprio come il monumento che ricorda questa donna e le tante vedove della tragedia.

Una donna bellunese che ha creduto nell’amore eterno.

Alla prossima!

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