Datori di lavori condannati, ma non vogliono risarcire il 50enne caduto da 7 metri

Datori di lavori condannati, ma non vogliono risarcire il 50enne caduto da 7 metri

Condannati in sede penale, ma non vogliono risarcire la parte offesa. Il caso è quello dell’infortunio sul lavoro di 5 anni e mezzo fa a Trieste, in cui rimase gravemente ferito il 50enne di Mel Luis José Pujols Brea.

Il giudice Alessio Tassan ha condannato a 6 mesi di reclusione P.O., 64 anni, presidente del consiglio di amministrazione e datore di lavoro ai fini della salute e della sicurezza sul lavoro della società Geoprotection srl; 4 mesi di reclusione, invece, per P.O., 58 anni, socio, consigliere di amministrazione e direttore tecnico della Geoprotection srl; e 4 mesi di reclusione anche per C.D.F., 68 anni, coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione.

LA SENTENZA

Il Tribunale ha concesso a tutti la sospensione condizionale della pena e la non menzione nel casellario giudiziale, ma li ha condannati a risarcire il danno (da liquidarsi in separata sede civile) e a rifondere le spese sostenute dalla parte civile per il processo. Infine, è stato assolto “per non aver commesso il fatto” V.B., l’ingegnere che scrisse la relazione tecnica della struttura paramassi poi collassata.

I primi 3 imputati sono stati dichiarati responsabili (a vario titolo) dell’infortunio sul lavoro del 29 ottobre 2017 a Duino Aurisina: il presidente della Geoprotection srl P.O. per non aver allestito o fatto allestire idonee aree deputate al deposito, carico e scarico di materiale; il direttore del cantiere P.O., per aver utilizzato la struttura paramassi in modo improprio, depositando bobine, rotoli, fasci di barre, rete a maglia; C.D.F. per non aver sospeso le lavorazioni nonostante il grave pericolo immediatamente riscontrato.

L’infortunato Luis José Pujols Brea, 50enne di origini domenicane residente a Mel, è assistito da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela di chi subisce un infortunio sul luogo di lavoro.

 «Nonostante la sentenza del Tribunale di Trieste, con cui il giudice ha dichiarato colpevoli tre dei quattro imputati, condannandoli a risarcire il danno in sede civile – spiega Gennaro Pisacane, responsabile di Giesse Risarcimento Danni a Belluno –, non è stato possibile intavolare nessuna trattativa o accordo transitivo. Brea non soltanto aveva avvisato i superiori che il carico era troppo pesante, ma ha quasi perso la vita, cadendo da un’altezza di circa 7 metri. Le responsabilità degli imputati, emerse nel processo penale e confermate ora da questa sentenza, non hanno portato purtroppo ad alcuna proposta risarcitoria. È una vergogna».

LA DINAMICA DELL’INCIDENTE 

Il giorno dell’incidente l’impresa Geoprotection srl stava eseguendo dei lavori di messa in sicurezza della parete rocciosa che insiste su un tratto della strada regionale 14 della Venezia Giulia, detta “Strada Costiera”. In quel punto era stata costruita una struttura a protezione della sede stradale. Nel verbale di consegna dei lavori di somma urgenza si parla di “installazione di galleria artificiale paramassi”. Lo stesso Pimus (Piano di montaggio, uso e smontaggio dei ponteggi), redatto dall’impresa, definisce la struttura “ponteggio provvisionale con copertura a protezione del traffico veicolare da caduta massi”. Non c’è dubbio, insomma, su quella che doveva essere la sua funzione.

Così come non c’è dubbio sulle cause dell’infortunio sul lavoro. Il ctu del pm, l’ingegner Franco Curtarello, scrive: «È risultato evidente che il collasso e successivo crollo della struttura stessa si è innescato a causa di un eccessivo carico depositato sull’impalcato». Il materiale, infatti, doveva inizialmente esser trasportato in quota da un elicottero, ma il volo non fu autorizzato.

«A seguito del crollo furono ritrovati sulla sede stradale 4 fasci di barre metalliche (550 kg a fascio), 3 rotoli di rete metallica paramassi (255 kg ciascuno), una maglia di rete metallica (440 kg), una bobina di cavo metallico (400 kg) – chiarisce Pisacane, di Giesse –. Era evidente a tutti, e avrebbe dovuto esserlo soprattutto ai professionisti coinvolti, che la struttura non avrebbe retto quel peso enorme, peraltro non distribuito adeguatamente sulla struttura. Lo disse, quel giorno, anche Luis Brea, prima di precipitare al suolo da un’altezza di quasi 7 metri, riportando ferite gravi con prognosi di oltre 30 giorni. È un miracolo che sia ancora vivo. Ma ora che sta meglio e che il Tribunale di Trieste ha messo nero su bianco le responsabilità penali dei suoi superiori, Brea si aspetta che la giustizia faccia il suo corso e che, di conseguenza, arrivi il risarcimento che gli spetta di diritto, altrimenti non rimarrà che intentare una causa».

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto