Sboccia ai primi raggi di sole che tentano di scalzare l’inverno. Un tocco di colore in mezzo al grigiore delle foglie secche. Ma è ancora soggetto al freddo e al gelo, pronto al colpo di coda. È l’anemone, che fa compagnia a bucaneve e primule tra i fiori primaverili. Una pianta delicata con una storia mitologica millenaria.
Anemone infatti era una ninfa bella e affascinante, tanto da far girare la testa a Zefiro (vento primaverile) e Borea (gelido vento di tramontana). I due, per contendersi la splendida ragazza si misero in contrasto. Uno soffiava caldo, l’altro rispondeva con la neve. E ne uscivano tempeste e bufere.
Flora, la dea della vegetazione, non ne poteva più: di fatto neanche allora esistevano le mezze stagioni. E allora trasformò Anemone in un fiore, legato per sempre al desiderio dei suoi spasimanti. Le avance di Zefiro la fanno sbocciare, con i primi caldi primaverili. Ma i petali hanno breve durata, perché cadono sotto gli sbuffi ancora freddi di Borea. Difatti anemone significa proprio “fiore del vento”.
Ce ne sono diverse tipologie nei boschi bellunesi. L’anemone hepatica, con petali che variano dalle tonalità di blu al viola. E l’anemone nemorosa, con i fiori bianchi che al calare del giorno si chiudono leggermente, inclinati a terra.