La capacità di assorbimento di boschi e prati è sufficiente per trasformare in ossigeno e aria pulita tutte le emissioni prodotte dall’uomo? Domanda da mille punti a cui risponderà la Provincia. Con l’obiettivo di diventare il primo territorio “carbon neutral” dell’arco alpino. È il progetto CaN Be – Carbon neutral Belluno, in fase di avvio: nato da una proposta della Consulta studentesca provinciale, vedrà insieme a Palazzo Piloni anche l’Università di Siena con il Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente.
Il progetto è in continuità con le politiche ambientali europee, nazionali e regionali,. E comincerà con il monitoraggio su scala bellunese delle emissioni di gas a effetto serra, confrontato con la capacità di assorbimento di Co2 da parte degli ecosistemi locali. Saranno esaminate nel dettaglio anche le conseguenze di Vaia. E verrà valutata la capacità di resilienza del territorio in relazione a Mondiali e Olimpiadi.
«L’obiettivo è portare la provincia di Belluno a diventare la prima dell’arco alpino certificata carbon neutral» spiega il presidente Roberto Padrin. Sì, perché dopo la raccolta dei dati, che potrebbe impiegare un anno, ci sarà il passaggio successivo, vale a dire la certificazione. Belluno dovrà mettere in campo politiche e misure specifiche per arrivare a “bilancio zero” nella somma tra emissioni prodotte e capacità di assorbimento.
«Il marchio di territorio carbon neutral potrà avere valenza anche turistica – spiega il consigliere provinciale delegato all’ambiente, Simone Deola -. È un’opportunità anche per brandizzare la nostra provincia come zona green».
All’interno del progetto, Palazzo Piloni investe 30mila euro per una borsa di studio e un assegno di ricerca sul tema: “Monitoraggio dei gas serra per la Provincia di Belluno”.