La misura è netta: il Covid ha dimezzato le entrate da imposta di soggiorno. Meno 49% per la precisione. Che su 3,2 milioni di euro non è proprio poco. Adesso però arrivano buone notizie per i Comuni più turistici: contributi statali per far fronte alla drastica diminuzione. Per il Bellunese sono stati messi sul piatto 1,2 milioni. Il Governo infatti ha deciso di intervenire, stanziando ben 350 milioni di euro (l’anno scorso in totale furono 400) quale ristoro parziale delle minori entrate derivanti dall’imposta di soggiorno. La prima tranche di contributi, pari a 250 milioni di euro, è stata ripartita sulla base dell’effettiva perdita di gettito registrata dai Comuni nel periodo marzo 2020-febbraio 2021, rispetto ai dodici mesi precedenti.
LA PERDITA
Nel 2019, prima della pandemia, i pernotti valevano 3.164.422 euro di tassa di soggiorno nel Bellunese. Nel 2020 invece l’incasso è stato di 1.625.881 euro.
Cortina è passata da 1.646.893 euro ad appena 460mila euro. Auronzo da 292mila euro a 186mila e Belluno da 140mila a 91mila. Come a dire che c’è chi ha sofferto di più e chi di meno. Ma tutti i Comuni turistici hanno dovuto fare i conti con riduzioni consistenti.
IL RISTORO
Oggi però possono tirare un sospiro di sollievo. Perché in provincia arriva oltre 1 milione di euro. Cortina riceve un primo ristoro da 795mila euro. Auronzo da 95mila e Belluno da 56mila. Falcade arriva a 51mila, mentre Livinallongo a 49mila. Ristori anche per Alleghe (25mila euro) e Rocca Pietore (32mila euro). Mentre sono inferiori le cifre per gli altri Comuni che hanno adottato la tassa di soggiorno (Alano, Alpago, Arsiè, Canale, Cesiomaggiore, Chies, Colle Santa Lucia, Feltre, Fonzaso, Lamon, Pedavena, Pieve di Cadore, Quero Vas, San Gregorio, San Vito, Santa Giustina, Selva, Seren, Sovramonte, Tambre, Val di Zoldo e Vodo).