Arabista e bellunese: l’uomo col turbante scolpito sul palazzo del centro

Arabista e bellunese: l’uomo col turbante scolpito sul palazzo del centro

È proprio un turbante. Ed è lì da secoli, scolpito su uno dei palazzi del centro storico. Ovviamente è indossato da un uomo, che è tutto fuorché arabo, anche se con l’Oriente c’entra parecchio. Sfugge anche ai bellunesi più attenti, perché per vederlo bisogna passare in via San Lucano, e alzare lo sguardo. Ecco una lapide, con tanto di busto scolpito. Ed ecco l’uomo con il turbante.

È Andrea Alpago e il palazzo porta il suo nome. Una costruzione del XVI secolo che negli anni è stata sede dell’Unione Artigiani e della Feinar. Palazzo della famiglia Alpago e quindi anche di Andrea, «di nobile famiglia, peritissimo nella lingua araba – recita l’incisione sotto il busto scolpito -. Corresse Avicenna da infiniti errori di trascrizione. È gloria perenne alla patria e alla famiglia». Chi era costui? Un nome prestigioso, «gloria perenne alla patria», che sembra confermare il vecchio adagio “Nemo propheta in patria”.

Nato nella metà del Quattrocento, a Belluno, pare essere discendente di quel Endrighetto di Bongaio signore dell’Alpago, da cui deriverebbe il suo nome. Sono poche le notizie sulla sua vita. Di certo c’è che dagli anni ’80 del Quattrocento lo si trova a Damasco, dove rimane per circa trent’anni come medico del consolato veneziano. È qui che Andrea si appassiona di cultura araba, tanto da imparare la lingua. E gira vari paesi dell’oriente arabo in cerca di manoscritti. Non è un caso quindi che venga ritratto in abiti orientali, con tanto di turbante. 

ritratto di Andrea Alpago, affresco di Giovanni De Min (municipio di Belluno)

Andrea torna in patria solo negli anni ’10 del Cinquecento, e insegna medicina all’Università di Padova. Ma è più famoso come arabista che come medico. A lui infatti si deve la revisione della traduzione medievale del Canone di medicina di Avicenna, oltre alla prima traduzione latina di alcune opere filosofiche del famoso pensatore arabo.

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