Allarme Acc, futuro sempre più a rischio: «Sono finiti i soldi»

Allarme Acc, futuro sempre più a rischio: «Sono finiti i soldi»

Un grido d’allarme si alza dallo stabilimento dell’Acc. L’ennesimo. Ma questo ha il suono dell’ultima chiamata. Perché sono finiti i soldi: «Siamo a secco», hanno denunciato i sindacati. 

Per tenere in vita l’azienda, il commissario straordinario Maurizio Castro ha deciso di adottare due scelte tanto dolorose, quanto obbligatorie. Innanzitutto, gli stipendi del mese di marzo saranno pagati all’85 per cento. Di conseguenza, ogni lavoratore troverà in busta paga il 15 per cento in meno. Ad aprile, invece, sono previste quattro giornate di cassa integrazione: il 6, 7, 16 e 23. Grazie ai risparmi, figli di queste azioni, l’Acc potrà continuare a camminare con le proprie gambe ancora per qualche mese. 

Tuttavia, i volumi produttivi promessi ai clienti, con ogni probabilità, non verranno rispettati. Nei magazzini ci sono scorte di 90mila pezzi che dovrebbero permettere di coprire la produzione prevista in aprile. Ma andare oltre sarà difficile. 

Tra i lavoratori serpeggia inevitabilmente un clima di malessere e di forte preoccupazione, mista a rabbia: «È giunta l’ora che il Governo dia risposte precise – affermano i sindacati -. Questa crisi è dovuta anche al fatto che sono state investite delle risorse in previsione del grande progetto ItalComp. Se tale progetto non è più valido, però, lo dicano. Pure le banche devono esporsi. E lo stesso vale per il ministro Federico D’Incà: più parole, meno fatti. In ogni caso, non ci fermiamo qui».

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