«L’Istat ci racconta che il 68 per cento dell’acqua immessa nell’acquedotto a Belluno non arriva a destinazione: vale a dire al rubinetto dei cittadini. Sette litri su dieci vengono dispersi: in questo senso, Belluno è tra i capoluoghi peggiori d’Italia, precedendo, e di poco, solo Latina e Chieti». Ad affermarlo sono i rappresentanti del gruppo consiliare di minoranza “Belluno è di tutti”.

«Oggi il sindaco Massaro e la sua squadra si apprestano a lasciare la città nelle condizioni che ben conosciamo, con manutenzioni assenti, un centro storico che sta chiudendo i battenti, le vetrine vuote, le frazioni trascurate, i cimiteri indecorosi, il Nevegal dimenticato e capace di stare in piedi solo grazie agli sforzi degli operatori. Senza considerare la tanto sbandierata mostra del Tiziano sostituita da videoconferenze per accademici, di cui comunque non si è saputo più nulla, la viabilità con i nodi irrisolti, a partire dal ponte Bailey non ancora sostituito dall’attraversamento definitivo. O il caos dei parcheggi e tutte le questioni ancora irrisolte e le promesse non mantenute». 

E aggiungono: «Non paghi del loro fallimento amministrativo, oggi si apprestano a fare squadra con un candidato sindaco che si attribuisce il merito di aver sistemato, alzando il costo dell’acqua per i cittadini, i bilanci di Gsp, società del servizio idrico integrato. Circostanza che non sosteniamo solo noi, ma che la stessa attuale direzione di Gsp». La chiusura è netta: «Tariffe alte e tubi rotti. Così sono capaci tutti. Vien fin troppo facile dire che la situazione fa acqua da tutte le parti».