300 piante che raccontano storie del territorio: il giardino delle rose di Seravella

300 piante che raccontano storie del territorio: il giardino delle rose di Seravella

Un tempo si trovavano a Longarone, ad abbellire il giardino di qualche casa. L’onda di morte del Vajont le ha trascinate via, senza riuscire a scalfirne la bellezze. Infatti, ora fioriscono a Cesiomaggiore. Sono alcune delle piante di rose che compongono il roseto di Seravella, fiore all’occhiello (non è un gioco di parole) del Museo Etnografico della Provincia di Belluno, che da qualche tempo è stato valorizzato da una virtuosa collaborazione con Unifarco e il suo brand Dolomia. «Due piante di rosa strappate dal Vajont e ritrovate qualche giorno dopo il 9 ottobre 1963 sul greto del Piave, all’altezza di Levego» spiega Cristina Busatta, responsabile del Museo per conto della Provincia. «Quelle rose sono state raccolte e trapiantate nel giardino di una casa bellunese. E da lì sono arrivate fino al giardino di Seravella, come molte altre».

Sono più di 300 le piante che compongono il roseto (il cui ultimo censimento è frutto del lavoro di Unifarco). Molte provengono da paesi lontani. Alcune sono specie rare. Altre potrebbero raccontare vissuti dei secoli che furono. Come le rose provenienti dal Brasile.

«Le ha trovate l’ex curatrice del Museo, Daniela Perco, durante un viaggio alle radici della nostra emigrazione bellunese – spiega Busatta -. Era andata a intervistare i discendenti degli emigranti partiti da Belluno e nei giardini delle case ha trovato alcuni esemplari di rose che forse erano partite dalle montagne bellunesi. Ci piace immaginarle imbarcate sulla nave insieme alle famose valigie di cartone e poi trapiantate nella nuova terra. Quelle rose, oggi a Seravella, raccontano l’epopea dei nostri avi, che partivano in cerca di fortuna».

E poi ci sono le rose riportate a casa dalle balie, dalle ville nobiliari in cui prestavano servizio. Proprio la galassia delle balie da latte e della loro storia costituisce la peculiarità del Museo etnografico, che tornerà visitabile non appena le norme anti-contagio lo consentiranno. In queste settimane intanto l’attività a Seravella non si è fermata. Il giardino delle rose è stato potato per poter splendere ancora di più con le fioriture di maggio, grazie alla collaborazione del Gruppo Folk Cesiomaggiore e dell’intervento di Unifarco. «Abbiamo calcolato oltre 500 ore di lavoro solo per la potatura primaverile – spiega Cristina Busatta -. Un grande lavoro di cura necessario per far fiorire come ogni anno il giardino, nella speranza di poterlo riaprire presto al pubblico».

Il Museo ha già preparato le attività per i prossimi mesi, sempre in sinergia con l’associazione Isoipse, che da tempo cura gli eventi di Seravella ed è partner nell’animazione del giardino. «A partire da maggio, se si potrà riaprire. Ovviamente, tutto su prenotazione onde evitare assembramenti» spiegano da Seravella. «Il calendario di massima è già pronto. Il 30 maggio prevediamo un’apertura del giardino con visite guidate con esperti di rose. Prima, il 22 maggio, abbiamo pensato ad alcune attività di laboratorio per bambini, con letture animate sul tema delle rose e silent play; il 23 maggio invece, ci sarà un allestimento vivente dei mestieri di una volta, nella corte della villa con il Gruppo Folk. E in programma per inizio giugno c’è anche un tour in bicicletta attraverso altri giardini dove si conservano roseti storici».

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