È alta tre metri abbondanti. È un vestito stilizzato, ma simboleggia molto di più. È stata inaugurata ieri (22 luglio) all’oasi naturalistica del lago di Santa Croce l’opera “V come Veste – V come Vuoto – V come Vajont”, a conclusione del laboratorio di Land Art che coinvolge ormai da sette anni i ragazzi del Gog (Gruppo Operativo Giovani) del Comune di Alpago e che quest’anno pone l’attenzione sulla memoria e sul valore di essere comunità.
L’artista Giorgio Vazza ha progettato e realizzato l’opera insieme ai ragazzi e ai volontari, un omaggio alla memoria nell’anno del 60° della tragedia del Vajont, triste esempio di una comunità annientata in nome di interessi economici che hanno posto in secondo piano il rispetto per la natura e per il valore della vita.
«La veste che il 9 ottobre 1963 è stata strappata, lasciando nella nudità quasi 2.000 corpi, rimanda a quell’umanità ferita che ancora oggi chiede di essere ascoltata e raccontata» spiega l’artista. «La veste, simbolo d’identità, è la casa in cui abita il nostro corpo. E non è forse casa anche la natura in cui viviamo? Una natura che il 9 ottobre 1963 è stata volutamente violata, lasciando il giorno dopo solo il vuoto. La veste, nel silenzio dell’oasi naturalistica del lago di Santa Croce, ci invita a un’esperienza intima e personale nello spazio del rito e della memoria. È il silenzio di un incontro tra umani che cercano di colmare quel vuoto. Insieme».
Alla cerimonia di inaugurazione di ieri ha preso parte anche il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, insieme all’amministrazione comunale di Alpago, con il primo cittadino Alberto Peterle.