Via Prinsengracht 263, Amsterdam: una quarantena molto più complicata della nostra

Via Prinsengracht 263, Amsterdam: una quarantena molto più complicata della nostra

«Cara Kitty, non poter mai andar fuori mi opprime indicibilmente… le giornate qui diventano terribilmente noiose… Speriamo che non duri più molto, altrimenti la mia rabbia repressa finirà per scoppiare».

Parole che in questi strani giorni di quarantena potrebbero tranquillamente essere twittate da ciascuno di noi o riportate su un messaggio whatsapp in risposta a chi ci chiede come va.

In realtà sono parole scritte. Scritte davvero. A mano, con il pennino. In altri tempi e in altri luoghi, durante isolamenti ben più duri e difficili di quelli che stiamo vivendo noi ora. Le parole sono tratte da un grande classico senza tempo: “Il diario di Anne Frank”.

Obbligati oggi a praticare il distanziamento sociale, allo stesso tempo ci ritroviamo a condividere spazi anche molto piccoli con più persone: il tempo si dilata, gli ambienti vanno reinventati, i confini sembrano più netti, la noia spesso ci accompagna. 

Prima le lezioni, poi la ginnastica, pranzi non molto abbondanti, la cura del corpo in giorni stabiliti e le vacanze (fuori casa) “sospese fino a nuovo ordine”. Sembrano le indicazioni trovate su Facebook per una corretta gestione della nostra quarantena e invece sono parte del PROSPETTO E GUIDA DELL’ALLOGGIO SEGRETO scritto da Anne. Insomma a ogni pagina possiamo ritrovare analogie e similitudini con questo nostro strano momento.

La lettura è quindi raccomandata. La rilettura ancora di più, proprio in queste settimane difficili, nelle quali ciascuno di noi si trova a fare i conti con il tanto tempo a disposizione e la sensazione sgradevole di aver poche, pochissime possibilità di fare e di agire, date le limitazioni imposte alla nostra liberà personale. 

Proprio a fine marzo 2020 il direttore della Casa-Museo, Ronald Leopold, ha promosso una rivisitazione in chiave contemporanea del diario, immaginando Anne raccontare i propri pensieri attraverso dei video invece che scriverli in un diario. Come tanti di noi stanno facendo ora, per raccontare in modo virtuale ogni attimo della quarantena. Gli episodi si trovano su YouTube (youtube.com/annefrank.), sono in lingua originale, sottotitolati in inglese, tedesco, portoghese e spagnolo. La visione è consigliata: di tempo per l’eventuale traduzione ne abbiamo.

Il diario va letto anche perché prima o poi torneremo a viaggiare: Amsterdam è a qualche ora di aereo e una visita all’Alloggio Segreto, ora museo, è doverosa. Forse, è anche utile, dopo questa esperienza che stiamo vivendo.

La fila, lungo la via Prinsengracht vicino al n. 263, è lunga, composta, silenziosa. Nella Casa-Museo si entra scaglionati (e anche questo stiamo imparando ora come si fa) perché gli spazi sono stretti, ma soprattutto vanno vissuti. La sensazione di angoscia e smarrimento è molto intensa quando si oltrepassa la famosa libreria girevole. Le finestre sono coperte da spesse tende; gli ambienti sono bui, come lo erano quando la famiglia di Anne viveva lì in clandestinità. Le stanze sono prive di mobili, su esplicita richiesta del padre di Anne, unico membro della famiglia a essere sopravvissuto. Solo alcune tracce alle pareti sono rimaste. Qualche immagine e fotografia come la cartolina con la famiglia reale olandese. Qualche segno come i tratti di matita che indicano le misurazioni dell’altezza di Anne e della sorella Margot. L’assenza di oggetti richiede uno “sforzo immaginativo”, ma è una scelta etica: durante la guerra l’alloggio era stato sgomberato, tutto ciò che lo rendeva familiare e accogliente era sparito. È un’ assenza solida, densa, che lascia spazio ai pensieri e alle riflessioni, risuona e amplifica.

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