Prudenza e pazienza. «Nel frattempo non abbiamo spento il motore del Paese»

Prudenza e pazienza. «Nel frattempo non abbiamo spento il motore del Paese»

La pazienza è risaputamente la virtù dei forti. In questo momento però è anche il mantra degli italiani. Non c’è alternativa: in periodo di quarantena bisogna per forza stare in casa. Pazientemente. Lo stesso atteggiamento adottato anche dal governo Conte per fronteggiare il coronavirus.

«Prudenza e pazienza: devono essere queste le parole chiave» dice Federico D’Incà. Il ministro per i rapporti con il Parlamento è alla quinta settimana ininterrotta a Roma, a fare la spola tra il suo ufficio e Palazzo Chigi. «Sto tornando a casa proprio in questo momento, per vedere la mia famiglia – spiega -. Sono settimane difficili».

Già, settimane difficili. Per quanto lo saranno ancora?

«Dobbiamo essere prudenti e pazienti. Siamo il Paese che ha affrontato per primo l’epidemia. Ad oggi abbiamo i primi segnali positivi, ma chiedo prudenza, perché questo è un virus che sta colpendo molto forte e lo dimostrano i molti casi che si registrano ancora. Senza contare i molti asintomatici che non conosciamo. Siamo di fronte a un virus che in alcune persone non produce nulla, mentre altre le manda in terapia intensiva. Non lo ripeterò mai abbastanza: bisogna stare attenti».

Negli ultimi giorni però, come ha detto, qualche segnale positivo c’è. 

«Sì, le prospettive di un miglioramento, seppur lento, ci sono. Da questi primi spiragli dobbiamo costruire quella che abbiamo chiamato la “fase 2”, vale a dire la convivenza con il virus. Non si può fare diversamente, almeno finché non avremo i protocolli sanitari che ci permetteranno di ridurre l’impatto del contagio. Poi, con il vaccino ci sarà la via d’uscita effettiva da questo virus». 

Quindi prudenza anche sulla stima dei tempi per l’uscita definitiva?

«Prudenza massima. Capisco benissimo i sacrifici che tutti gli italiani stanno facendo. Il coronavirus ci sta cambiando la vita. Abbiamo dovuto spegnere la socialità, le attività sportive… il sacrificio però inizia a essere ripagato. Riaprire troppo in fretta vorrebbe dire creare nuovi potenziali focolai».

Il mondo economico e produttivo però freme…

«Abbiamo dovuto rallentare le attività economiche, è vero. Ma non abbiamo spento la parte produttiva del Paese; dall’inizio dell’emergenza a oggi abbiamo messo a disposizione delle aziende 750 miliardi di euro; abbiamo aiutato le piccole imprese con prestiti a garanzia dello Stato… Certo, questa emergenza ci costerà sotto il profilo economico. Ma se ne usciamo in fretta, con un’economia che è rimasta comunque accesa, saremo il Paese che riparte per primo. L’Italia sta reagendo alla situazione. La tenuta economica c’è, nonostante tutto, a testimonianza che il lavoro fatto dal governo è stato un ottimo lavoro. Dobbiamo cercare di farci aiutare anche dalla tecnologia in questo periodo. Per il resto, pazienza e prudenza».

Anche a Belluno, dove qualcuno chiede una prima riapertura, viste le dimensioni spesso monoaddetto delle imprese?

«La nostra provincia sta avendo un’alta percentuale di casi Covid, anche nelle case di riposo. Serve la massima attenzione. Sono convinto che ne usciremo. Apprezzeremo ancora di più le piccole cose, apprezzeremo gli abbracci dei nostri cari. Avremo tempo di riprenderci la nostra vita. Ma dobbiamo essere prudenti in questo momento. A Belluno dimenticheremo presto il virus e potremo celebrare al meglio la ripartenza con i Mondiali 2021 a Cortina».

Tutti si augurano che l’evento iridato possa essere la leva su cui poggiare la ripresa economica. 

«Ce lo auguriamo anche noi. Anzi, stiamo già guardando oltre, alle Olimpiadi 2026. In questo momento tutto è concentrato sulla lotta al Covid. Tranne un decreto, che riguarda proprio le Olimpiadi 2026 e che andrà in votazione alla Camera subito dopo Pasqua. Torneremo alla normalità e dalle Olimpiadi di Milano-Cortina guarderemo a questa epidemia come a un lontanissimo ricordo».

Torniamo un attimo all’oggi. I Comuni lamentano più di qualche difficoltà. Oggi il sindaco Massaro ha minacciato la chiusura dei servizi…

«I sindaci sanno che siamo in collegamento costante con l’Anci. Abbiamo immesso risorse e metteremo molte più risorse nelle prossime settimane, centrandole sull’aiuto nei confronti dei servizi comunali. I 400 milioni di euro per i buoni spesa sono un primo tassello. Ringrazio i Comuni e i servizi sociali perché stanno facendo da cinghia di trasmissione tra il governo e i cittadini. Stiamo lavorando per la tenuta sociale del nostro Paese». 

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