Le avventure del Marco Polo bellunese in un libro: “Ai confini dell’Asia”

Le avventure del Marco Polo bellunese in un libro: “Ai confini dell’Asia”

 

Si può viaggiare stando seduti sul divano? E magari raggiungere le terre d’Oriente? Certo, basta un po’ di fantasia. E, soprattutto, un buon libro. Come quello scritto da Mario Cimarosti: il novello Marco Polo ha 46 anni, è nato a Puos d’Alpago. E ha dato alle stampe “Ai confini dell’Asia” (Ediciclo Editore). «Siamo costretti a stare a casa per il rispetto e il bene di tutti – afferma il viaggiatore – nella speranza di sconfiggere questo maledetto virus. Ma, anche dal divano, è possibile fare nuove scoperte, informarci, superare la noia e la paura del momento, grazie alla lettura». 

Cimarosti ha attraversato 14 fusi orari diversi, lungo la Via della Seta: «Tra appunti di viaggio, emozioni quotidiane, incontri di persone, popoli lontani e genti accoglienti e ospitali, ho raccolto oltre vent’anni di esperienze. E imparato ad abbattere le barriere dei pregiudizi». 

Un percorso straordinario di 24.441 chilometri, all’ombra di Zar, sultani e maioliche: «Ho voluto riportare alla luce i ricordi dei volti, le gesta, la vita emozionale tra comunità ricche di storia e cultura, paesaggi incantevoli solcati dai più grandi conquistatori di ogni tempo: da Alessandro Magno a Gengis Khan, fino a Tamerlano. Senza considerare le due settimane trascorse nel mitico treno, lungo la Transiberiana, superando gli scenari bucolici della Siberia, solcando le dune del deserto del Gobi in Mongolia. E ancora, dalla muraglia cinese all’esercito di terracotta, fino all’Asia Centrale e a Samarcanda, per poi proseguire nel Caucaso, fra le terre dei guerrieri del fuoco, in Azerbaijan, in Georgia. E in Armenia, dove ho condiviso il dolore di un popolo e del suo genocidio, scoprendo l’orgoglio di questa gente che si è saputa rialzare». Quindi il Bosforo, con i Palazzi dei Sultani nella storica Costantinopoli, l’attuale Istanbul. 

«Sono partito dalle mie origini – prosegue Cimarosti – dall’isola di Murano, dove è nato ed è vissuto mio padre Ernesto, artista vetraio. Ispirandomi al mio conterraneo Marco Polo, ho raggiunto l’Oriente. Tutte le emozioni vissute in queste terre lontane sono fortemente legate a  Venezia: in Russia, dove San Pietroburgo è chiamata la “Venezia del Nord”; in Cina, a Suzhou, villaggio di pescatori soprannominato la “Venezia d’Oriente”; in Azerbaijan, nella città della seta (a Sheki), in cui ritrovo il vetro di murano nel Palazzo del Gran Khan; in Armenia, terra legata ancor oggi alla laguna, con il Monastero Mechitarista nell’isola di San Lazzaro. Infine in Turchia, a Istanbul, con il quartiere Pera, affacciato al Ponte Galata, sul Bosforo: un tempo colonia veneziana».

CONTINUA…

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