Via i vincoli dal Comelico. C’è ancora spazio per il collegamento sciistico?

Via i vincoli dal Comelico. C’è ancora spazio per il collegamento sciistico?

Il Tar ha dato ragione al territorio: via i nuovi vincoli sul Comelico e su Auronzo. Ed è una notizia importante, abbracciata con soddisfazione dalle amministrazioni e dalle forze politiche. Ma apre una domanda: ci sarà ancora spazio per il collegamento sciistico Padola-Pusteria? O la mutata situazione in termini di costi delle materie prime complicherà oltremodo le cose? Quesito legittimo: ai posteri (e ai mercati internazionali) l’ardua sentenza.

Intanto la novità è che il territorio batte il ministero 1-0. Perché il ricorso al Tar ha certificato che i vincoli imposti sono eccessivi e dannosi per l’economia e lo sviluppo del territorio. E la politica ne prende atto gridando alla vittoria.

«Se c’è una pietra tombale sulla tutela della montagna e dei paesaggi dolomitici, è lo spopolamento, nient’altro. Lo ha compreso anche il Tar». È il primo commento del presidente della Provincia di Belluno dopo la sentenza. La Provincia si era costituita ad adiuvandum nel ricorso presentato dai Comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, Santo Stefano, San Nicolò e San Pietro, consapevole dell’alterazione del ruolo delle amministrazioni locali che sarebbe derivato dall’imposizione dei vincoli. Il caso era montato a ridosso della presentazione del progetto di realizzazione dei nuovi impianti sciistici Padola-Pusteria. 

«Ringraziamo gli avvocati Livio Viel ed Emma Pierobon per aver seguito da vicino la questione» sottolinea Roberto Padrin. «Il fatto che il Tar abbia riconosciuto che eventuali nuovi vincoli avrebbero compresso – per non dire annullato – le possibilità di sviluppo economico dell’area del Comelico rende merito a quanto diciamo da tempo, cioè che lo spopolamento è la vera causa del declino di un territorio e in quanto tale vanno trovate tutte le misure per contrastarlo. Da parte nostra, con gli strumenti di cui è dotata oggi la Provincia, abbiamo avviato diverse misure per combattere la sparizione dei servizi in quota e per agevolare la permanenza delle persone nelle terre alte. L’impossibilità non solo di realizzare i nuovi collegamenti sciistici, ma di annullare qualsiasi tipo di intervento, anche solo di sistemazione edilizia, avrebbe compromesso le capacità di sviluppo di un’intera vallata». 

«La montagna è un sistema di equilibri molto delicato, tra la corretta tutela dell’ambiente e il legittimo diritto a viverci – aggiunge il consigliere provinciale delegato all’ambiente -. L’impianto vincolistico deve essere sempre ponderato rispettando questo equilibrio».

«La sentenza del Tar ci consegna un messaggio forte e chiaro: lo sviluppo delle comunità locali è condicio sine qua non per tutelare il paesaggio. Lo sappiamo bene noi bellunesi, visto che le nostre zone sono il frutto di una tradizione millenaria, disegnate dall’abitare quotidiano – conclude il presidente della Provincia -. In questo senso fa più danni lo spopolamento che non la costruzione di una infrastruttura, non impattante, funzionale all’economia locale». 

«Questa è una vittoria non solo del Comelico e di Auronzo, ma dei territori di montagna. È la dimostrazione che i vincoli che impediscono lo sviluppo dei territori non solo non servono ma sono dannosi, perché è la gente di montagna, che da secoli abita e cura queste zone, a proteggerle e tutelarle» commenta Dario Bond. «Accogliamo con soddisfazione la sentenza del Tar grazie alla quale sono stati rigettati i nuovi vincoli paesaggistici su Auronzo e Comelico» aggiunge Roger De Menech. «Nel dare merito alle amministrazioni locali e ai comitati di averci creduto fino in fondo, sottolineiamo le motivazioni della sentenza. La vera emergenza è e rimane lo spopolamento e, come affermano i giudici, “l’apposizione di una disciplina vincolistica si legge nella sentenza del Tar accompagnata da una disciplina d’uso che non lascia in concreto alcun margine autorizzativo (o quasi) per la creazione di nuove strutture turistiche, sciistiche o, più in generale, ricettive (come i parcheggi o gli spazi attrezzati per il camping), finisce di fatto per comprimere irrimediabilmente le possibilità di sviluppo economico e sociale delle aree interessate, favorendo ulteriormente il fenomeno dello spopolamento delle aree montane che il decreto vorrebbe contrastare”. In definitiva il Tar scrive una sentenza storica perché riconosce che le popolazioni delle Dolomiti hanno saputo nei decenni preservare il proprio patrimonio naturalistico e ambientale e non possono dunque essere penalizzate da vincoli esterni che ne compromettano il futuro».

La Lega dedica la vittoria al Tar al compianto senatore Saviane. «Saviane è stato tra i primi a esporsi su questo tema e l’ha sempre fatto schierandosi chiaramente a favore del nostro territori, coinvolgendo tutti i parlamentari bellunesi e il ministro Erika Stefani in tavoli di trattativa – spiega Franco Gidoni -, aveva la lungimiranza di capire dove l’ambientalismo deve lasciare spazio all’autodeterminazione dei sindaci, che amano la loro terra e sanno imboccare le strade migliori per assicurare un futuro alla loro gente. Quella per togliere i vincoli al Comelico è stata una battaglia di autonomia e di contrasto allo spopolamento, Saviane ha avuto la lungimiranza di capirlo subito e di scendere in campo. Da qui in avanti il Comelico può tornare a progettare il proprio futuro e ad immaginarsi non solo come punto da cui si parte, ma anche come meta attrattiva per il lavoro e per le opportunità che offre. E questo, a mio dire, è anche merito del nostro compianto senatore».

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