A quasi 50 anni dall’uscita del brano Sweet Home Alabama, arriva “Sweet Home Alpago”, un progetto che coinvolge l’intero territorio alpagoto in una lotta alle nuove fragilità.
La parte del leone la farà la struttura di social housing realizzata a Chies d’Alpago: sei camere – con una sala comune, cucina attrezzata, giardino, riscaldamento autonomo – in grado di ospitare 10-12 persone autosufficienti in situazioni di fragilità (economica, sociale o lavorativa). Una realtà che vede coinvolti i comuni dell’Alpago, i servizi sociali, il CEIS e la cooperativa Sviluppo Lavoro, capofila del progetto finanziato da Fondazione Cariverona.
A fianco a questo progetto, c’è quello relativo agli helper, ossia ad aiutanti operativi sul territorio che si mettono a disposizione per aiutare le persone anziane o in difficoltà con spostamenti, lavori casalinghi, problemi burocratici e tecnologici,…
L’obbiettivo dei partner di progetto è quello di rendere auto-sostenibile Sweet Home Alpago, così da poter continuare l’opera anche dopo il termine del finanziamento (scadenza tra due anni; nel frattempo, le risorse permetteranno la copertura, oltre che dei costi di sistemazione dell’immobile, anche di quelli relativi a personale, servizi e bollette); i temi della fragilità e delle nuove povertà stanno diventando sempre più pressanti nei nostri territori.
La struttura – che sta già ospitando il suo primo ospite e per accedere alla quale è necessario contattare i servizi sociali del comune o la Cooperativa Sviluppo Lavoro – è stata ricavata al primo piano dell’ex asilo di Lamosano di Chies d’Alpago; l’amministrazione punta a trasformare l’edificio in un punto di riferimento sociale ed associazionistico. «Sdoganiamo la quota: – è l’appello del sindaco di Chies d’Alpago Gianluca Dal Borgo – se in montagna vengono mantenuti presidi e servizi, a beneficiarne è tutto il territorio».
Tra i partner di progetto, come anticipato, c’è anche il CEIS che, oltre a mettere a disposizione il personale per i servizi base nella Sweet Home Alpago, ha organizzato anche un’equipe educativa coordinata con i servizi sociali dei comuni per valutare le fragilità dei diversi richiedenti e studiare per loro un progetto individuale personalizzato. La permanenza nella struttura sarà quindi variabile, a seconda del tipo di intervento richiesto; vista proprio la frammentazione delle fragilità, è impossibile tracciare l’identikit dell’ospite tipo, e per questo si è scelto di fissare unicamente i fattori causa di esclusione (non autosufficienza, problematiche psichiatriche e tossicodipendenza attiva: tutti aspetti che necessitano di assistenza in strutture specializzate), lasciando più “sfumati” gli altri contorni.