Safilo, si teme la chiusura dello stabilimento di Longarone: a rischio in 472

Safilo, si teme la chiusura dello stabilimento di Longarone: a rischio in 472

È a rischio chiusura lo stabilimento produttivo Safilo di Longarone. E, di riflesso, tremano 472 dipendenti. 

Per questo, ieri è stato proclamato lo sciopero, mentre i sindacati hanno fatto subito sentire la loro voce: «Riteniamo che questa sia una scelta ingiustificata, assurda e che risponde alla sola logica del profitto – affermano Michele Crso della Filtcem, Stefano Zanon della Femca e Giampietro Gregnanin della Uiltec -. Avremmo dovuto discutere del futuro industriale degli stabilimenti della Safilo, della difesa dell’occupazione e della salvaguardia delle professionalità, delle competenze delle maestranze. Invece ci troviamo di fronte anche al mancato rispetto degli impegni sottoscritti nel 2019 al Mise che stabilivano la gestione degli esuberi nei tre stabilimenti». 

I sindacati sono compatti: «Come Femca, Filctem e Uiltec abbiamo ribadito che le scelte aziendali non possono ricadere esclusivamente sulle lavoratrici, sui lavoratori e sulla comunità. Le organizzazioni sindacali sono disponibili a ripristinare una linea di confronto concreta e propositiva orientata ad avviare fin da subito un percorso che coinvolga le istituzioni venete, l’imprenditoria dell’occhialeria, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e la comunità bellunese per affrontare questa grave situazione. Fin da subito attiveremo tutte le forme di mobilitazioni democratiche a sostegno dei lavoratori e per la difesa del patrimonio storico ed economico dell’occhialeria rappresentato dal sito di Longarone». 

Anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin, prende posizione: «La grande professionalità dei lavoratori e delle maestranze bellunesi è da sempre uno dei punti di forza del nostro territorio. Dovrà essere questo lo strumento da poter utilizzare anche in questa nuova crisi che rischia di sconvolgere il manifatturiero». 

Nubi nere si addensano sul futuro: «Auspico la più alta unità d’intenti tra categorie, sindacati, territorio e Regione Veneto: come abbiamo già visto in occasione di altre crisi che hanno interessato stabilimenti bellunesi, è questo lo strumento per provare a invertire decisioni calate dall’alto. Con l’assessora regionale Donazzan mi sono già confrontato più volte, trovando sempre grande disponibilità al dialogo e altissima professionalità nella struttura da lei creata in Regione. In questo momento dobbiamo puntare all’efficacia massima delle azioni da mettere in campo, dividendo subito il campo in due obiettivi a corto raggio. Il primo deve essere quello di tentare il possibile per salvare lo stabilimento di Longarone, facendo leva sulle competenze dei lavoratori. Il secondo obiettivo, in subordine ovviamente, e da tentare qualora non ci fossero margini per il primo, è quello di lavorare per il ricollocamento degli esuberi e salvare i posti di lavoro. Ma andiamo per step e concentriamoci sulla salvaguardia della fabbrica». 

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