“Spopolamento irreversibile”? E’ bufera sul Piano per le Aree Interne

“Spopolamento irreversibile”? E’ bufera sul Piano per le Aree Interne

Doveva essere un piano per rilanciare i territori marginali. Ma è bastata una frase per accendere la miccia: “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. È quanto si legge a pagina 45 del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021–2027, firmato dal ministro per le Politiche di coesione, Tommaso Foti. E la polemica è esplosa, rilanciata da un articolo firmato da Alfonso Scarano e pubblicato dal Fatto Quotidiano.

Il Comitato Uncem ha chiesto di stralciare il paragrafo incriminato, definendolo dannoso e demotivante. «Lo spopolamento non è irreversibile» affermano il presidente Marco Bussone e il vicepresidente Luigi Fasciani, che invocano investimenti concreti e una governance territoriale più efficace. «Non ho mai detto che lo spopolamento sia irreversibile – è la risposta arrivata a stretto giro di posta da parte di Foti – È una calunnia. Si tratta di una citazione contenuta in uno studio del Cnel, non di una posizione del governo». Il piano, secondo il ministro, è stato approvato all’unanimità da una cabina di regia che include Regioni, Province e Comuni.

Il passaggio contestato descrive alcune aree interne come “già compromesse demograficamente”, con “basse prospettive di sviluppo” e “bisognose di un piano mirato per un declino dignitoso”. Parole che hanno fatto infuriare molti amministratori locali. A intervenire nel dibattito anche il coordinatore provinciale di Forza Italia Dario Scopel, che esprime «sincera perplessità» su alcuni passaggi del documento: «Non possiamo accettare che le aree più isolate e fragili vengano lasciate a un destino di progressivo abbandono. L’idea che alcuni territori siano avviati a una sorta di ‘eutanasia socio-economica’ è un errore che non possiamo permetterci». Scopel, anche sindaco di Seren del Grappa e membro del direttivo nazionale dell’Associazione Piccoli Comuni d’Italia, lancia un appello: «Serve responsabilità per garantire servizi essenziali – sanità, scuola, trasporti, rete digitale – anche nei centri più piccoli. La crescita equilibrata del Paese passa dal rispetto e dalla valorizzazione dei territori che ne custodiscono l’identità più autentica».

Il piano prevede l’attivazione di 124 aree progettuali, coinvolgendo 1.904 Comuni e oltre 4,5 milioni di abitanti, con fondi dedicati per istruzione, sanità e mobilità. Ma la polemica resta: serve una strategia che alimenti speranza, non rassegnazione.

(photocredits: Francesco Foti)

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