Sempre più anziani. Cisl Fnp Veneto: «Programmare pensando al domani»

Sempre più anziani. Cisl Fnp Veneto: «Programmare pensando al domani»

Oggi si festeggia la Giornata internazionale delle persone anziane e domani sarà la volta della Festa dei nonni. Due ricorrenze che accendono i riflettori sul ruolo nella società e sulle condizioni di una fascia della popolazione spesso messa ai margini. Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, chiede alla politica un cambio di rotta «Nella programmazione sociale e sanitaria pensando soprattutto al domani, quando i nonni saranno un terzo della popolazione, di cui moltissimi over 80».

«La pioggia di miliardi in arrivo dall’Ue con il Pnrr – spiega il sindacato – può e deve essere incanalata in politiche lungimiranti, altrimenti fra 30 anni avremo la stessa situazione di oggi: una aspettativa di vita che resta alta nonostante l’impatto del Covid (84 anni per gli uomini e 87 per le donne) e che si accompagna, però, all’aggravarsi di problemi di salute cronici e un aumento della non autosufficienza, con costi insostenibili per le famiglie. Inoltre, una limitata inclusione degli anziani nella vita culturale e sociale, che è correlata al fatto che la maggior parte percepisce pensioni basse, cosa che penalizza in particolare le donne».

I dati e le proiezioni confermano una situazione in rapido mutamento. Oggi in Veneto ci sono 1 milione 140mila anziani, di cui circa il 32% over 80. Nel 2050, secondo le previsioni Istat, i veneti over 65 saranno oltre 1 milione e 650mila, con quasi il 42% di grandi anziani.

E Belluno? Non se la passerà bene. Se oggi gli over 65 sono 54.260, su un totale di circa 199mila residenti, tra trent’anni gli anziani saranno 25mila in più, rispetto ad una popolazione che sarà presumibilmente molto minore dell’attuale.

Sempre l’Istat calcola che in Italia, al 2019, il 52% degli anziani (circa 7 milioni) presenta multimorbilità; 3,8 milioni hanno una grave riduzione dell’autonomia; 1 milione ha bisogno di assistenza totale. «Questi numeri ci dicono tre cose», elenca Cupani, «è essenziale impiegare risorse nella prevenzione, perché le malattie croniche cominciano a comparire ben prima della terza età. È fondamentale ripensare a tutto il sistema dell’assistenza ai non autosufficienti: abbiamo visto che la residenzialità non può essere l’unica via. E lo strumento principale deve essere il rilancio della sanità territoriale, con gli organici riportati a regime e un’organizzazione vicina al paziente».

Una terza età dignitosa, infine, richiede anche risorse adeguate per viverla. Oggi, su 1 milione e 270mila pensionati veneti, il 53% percepisce una pensione bassa, fino a 1.500 euro lordi al mese. Percentuale che aumenta al 68% se consideriamo le sole donne. Nel Bellunese la forbice pensionistica tra uomini e donne è ancora più ampia. La maggior parte degli uomini pensionati (8.101) porta a casa una pensione mensile tra 1.500 e 2.000 euro. Valore che si abbassa di 1.000 euro per le donne: la maggior parte di loro, infatti (9.386) riceve tra i 500 e i 1.000 euro al mese «Una riforma strutturale del sistema previdenziale è urgente», conclude Cupani, «per garantire a chi è in pensione o ci sta andando un assegno che mantenga nel tempo il suo potere d’acquisto, e per consentire ai giovani di programmare il loro futuro».

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