«Non è tutto oro quello che luccica. O meglio, l’oro c’è (poco) e luccica (molto), ma è destinato a esaurirsi in breve tempo, lasciando sul terreno i problemi e le questioni di prima».
Così Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa e membro del direttivo nazionale dell’Anpci (Associazione dei Piccoli Comuni d’Italia) torna sulla questione delle fusioni, nuovamente alla ribalta in relazione al progetto che riguarda, nel Basso Feltrino, Quero Vas e Alano di Piave.
«Fermo restando il pieno diritto delle comunità locali di fare le proprie legittime scelte e di autodeterminarsi, non posso però non rilevare come si cerchi ancora una volta di rispondere con un palliativo a una questione che è molto più radicale e, purtroppo, drammatica – sottolinea Scopel -. I denari dati in “premio” per la fusione sono un pannicello caldo che può certamente lenire qualche sofferenza, ma rischia poi, una volta terminato l’effetto nell’arco di pochi anni, di lasciare la medesima situazione di prima, se non uno scenario addirittura peggiore. Lo strumento della fusione dei comuni può avere una sua ragion d’essere in territori ampi, a grande densità abitativa come quelli della pianura, dove si riescono a pianificare importanti economie di scala. Ma ha poca efficacia in montagna. Qui, la realtà fatta di piccoli centri scarsamente abitati, a fronte di reti di servizi (si pensi a quella stradale) molto articolate e complesse, richiede un approccio diverso, strutturale, in grado di intervenire non con piccole soluzioni “spot”, destinate a lasciare il tempo che trovano».