Sciopero nazionale merci e logistica: braccia incrociate anche a Belluno

Sciopero nazionale merci e logistica: braccia incrociate anche a Belluno

Ieri hanno scioperato i lavoratori delle imprese della logistica. Oggi (martedì 30 marzo) tocca ai colleghi dell’autotrasporto. Braccia incrociate per chiedere il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da oltre 15 mesi. «I lavoratori scioperano per restituire dignità a un settore che, durante questa pandemia, ha svolto un ruolo essenziale per la sopravvivenza del Paese» spiega Alessandra Fontana, segretaria Filt Cgil. «Questa però non è certo la considerazione delle 26 associazioni datoriali che, in disprezzo al lavoro e alla dignità delle persone, hanno presentato una proposta di rinnovo del contratto basata sul taglio dei diritti, sulla riduzione del salario indiretto (abolizione scatti di anzianità e del pagamento delle festività, riduzione delle giornate di permesso retribuito) e sull’inserimento di maggiori flessibilità, soprattutto per il personale viaggiante, già sottoposto a un orario di 58 ore settimanali». 

Anche in provincia di Belluno il tema ha una rilevanza strategica: non ci saranno i grandi colossi come Amazon (in sciopero, per la prima volta, qualche giorno fa) o Zalando; non ci saranno nemmeno i grandi magazzini della logistica. «Ma abbiamo le aziende di trasporto e il trasporto rappresenta uno snodo centrale per il territorio – continua Fontana -. In questo anno abbiamo perso aziende e, dato ancora più preoccupante, occupazione. Nel 2020 – dati Camera di commercio – le aziende di trasporto in provincia erano 407, l’anno dopo si erano ridotte a 317, con una perdita di 90 unità. Si tratta per lo più di imprese artigiane. Ma i dati ancora più drammatici riguardano l’occupazione. I report di Veneto Lavoro ci consegnano un saldo negativo per l’occupazione delle merci. Si sono persi posti di lavoro, per lo più nella forma dei contratti a termine non rinnovati, e si sono persi proprio tra i corrieri, unico ramo del settore in crescita. Se all’aumento del lavoro non corrisponde una proporzionale crescita dell’occupazione significa solo una cosa: che ai lavoratori viene chiesto un impegno ancora più importante, più consegne, più colli, più chilometri. Noi non ci stiamo. Per evitare questa deriva dobbiamo richiamare la centralità del contratto e dare un giusto riconoscimento, in particolare economico, a un lavoro tanto prezioso. Un buon lavoro chiede buona occupazione, una buona occupazione chiede una retribuzione adeguata». 

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