La Regione Veneto ha ufficialmente avviato oggi, mercoledì 28 maggio, il percorso di riforma delle Unioni montane, un tassello fondamentale del nuovo piano di riordino territoriale. Al centro della riorganizzazione, la volontà di rafforzare la governance delle aree montane, rendendola più efficiente e coerente con le esigenze dei territori. La proposta, presentata alla giunta dall’assessore agli Enti locali Francesco Calzavara, mira a ridurre le Unioni montane in Veneto dalle attuali 19 a 13, aumentandone la dimensione territoriale, la popolazione coinvolta e la coerenza con gli assetti amministrativi e sociali già presenti.
Un cambiamento significativo riguarda proprio la Provincia di Belluno, dove le Unioni montane passeranno da 9 a 5. Tra le novità più rilevanti, la nascita della nuova Unione Montana “Alto Bellunese”, che accorperà i Comuni delle attuali Unioni del Centro Cadore, Comelico e della Valle del Boite.
La nuova Unione comprenderà 19 Comuni: Auronzo di Cadore, Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Cibiana di Cadore, Comelico Superiore, Cortina d’Ampezzo, Danta di Cadore, Domegge di Cadore, Lorenzago di Cadore, Lozzo di Cadore, Perarolo di Cadore, Pieve di Cadore, San Nicolò di Comelico, San Pietro di Cadore, San Vito di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Valle di Cadore, Vigo di Cadore, Vodo Cadore. Tutti i Comuni, ad eccezione di Cortina, fanno parte dell’Intesa Programmatica d’Area Cadore e dell’Ambito Territoriale Sociale Ven01-Belluno.
«Questa riforma non è solo un taglio numerico, ma un vero salto di qualità nell’assetto istituzionale della montagna veneta», dichiara l’assessore regionale agli Enti locali Francesco Calzavara. «Vogliamo superare la frammentazione che ha ostacolato la gestione dei servizi, creando Unioni più forti e capaci di affrontare le sfide della montagna».
Secondo la Regione, il nuovo assetto garantirà un migliore allineamento tra enti sovracomunali, Ats e Ipa, facilitando una governance integrata e un’erogazione più efficace dei servizi pubblici. La costituzione giuridica della nuova Unione è prevista entro la fine del 2025, mentre la piena operatività dovrebbe partire entro il primo aprile 2026.
«Le nuove Unioni montane», conclude Calzavara, «avranno strutture organizzative più solide, in grado di gestire in modo associato funzioni fondamentali: dalla tutela ambientale allo sviluppo dell’agricoltura di montagna, fino ai servizi sociosanitari, culturali ed educativi».