Recupero dell’esistente, nessuna nuova area produttiva. Domani al voto il PAT di Belluno

Recupero dell’esistente, nessuna nuova area produttiva. Domani al voto il PAT di Belluno

Oltre 2 anni e mezzo di lavoro. Decine di riunioni, sia in presenza che online. Un lavoro lungo e minuzioso. Finito proprio sul filo di lana. È pronto, e sarà adottato domani dal consiglio comunale, il Piano di assetto del territorio del Comune di Belluno. Il documento che sostituisce il Piano regolatore di oltre vent’anni fa (è datato 1999) e delinea gli sviluppi urbanistici futuri della città. Con un obiettivo preciso, sottolineato dall’assessore all’urbanistica, Franco Frison: «Mettere Belluno nelle condizioni di guardare con slancio ai prossimi decenni». In un mondo che è cambiato e cambierà: «La pandemia, i cambiamenti climatici, la crisi economica ha cambiato i paradigmi. Non è più tempo di guardare solo all’espansione urbanistica».

E infatti il Pat risponde a tre esigenze ben precise. «Contrasto al consumo di suolo – continua Frison – concentrazione delle linee di espansione nelle aree già urbanizzate, dotate di tutti i sottoservizi, e neutralità climatica. A questo proposito il Pat ha una Valutazione di impatto strategico al suo interno, che valuta l’esistente e le conseguenze ambientali di ogni azione che vi è contenuta».

Ognuno dei 36.000 abitanti di Belluno ha a disposizione 4.000 metri quadri di terreno. Dieci volte di più, per dire, di un residente a Padova. «Questo porta con sé delle opportunità riguardanti la qualità della vita, delle quali abbiamo tenuto conto nella stesura del documento – prosegue l’assessore – ma anche delle criticità, come gli elevati costi per la manutenzione del territorio. Il 69% del territorio, ad esempio, è ricoperto di boschi: ambienti vivi e complessi».

Solamente il 10% del territorio comunale è, al momento, urbanizzato. E resterà in gran parte così. Il piano infatti prevede per i prossimi dieci anni l’arrivo di 1.000 nuclei familiari. Sempre più ridotti come numero di componenti: già adesso il 43% delle famiglie bellunesi è formata da single. Negli anni la popolazione è rimasta stabile nei numeri ma non nella composizione. «In vent’anni – prosegue l’assessore – sono arrivati in città 21.000 abitanti, 9.200 dei quali da altre parti della provincia. E se ne sono andati in 15.000, 8.700 verso i Comuni limitrofi». Un saldo positivo di 6.000 persone annullato dal continuo calo demografico. Se a fine anni’70 – spiega la presidente della II Commissione, Ida Bortoluzzi, «nascevano oltre 900 bambini all’anno, ora la media è sotto i 280».

In generale nel Pat si punterà al recupero dell’esistente. Sia nella residenzialità che, soprattutto, per quanto riguarda le attività produttive: «Per queste – spiega Frison – non sono previste nuove aree. Perché cambiano le esigenze e perché già ce ne sono a sufficienza, da recuperare: vedasi l’area ex Bardin, ma anche quella dell’ex Zadra».

La viabilità, invece, non sarà stravolta, almeno per le linee generali. Resteranno nel piano sia il ponte sul Piave a San Pietro in campo che quello di Visomelle. Rimane anche la strada interna della Veneggia, ma sarà solo una via ad uso residenziale.

«Volevamo portare il piano a compimento prima della fine della legislatura – spiegano il sindaco Jacopo Massaro e Ida Bortoluzzi, presidente della II Commissione – e non è stato facile, ma ce l’abbiamo fatta».

Ora, dopo l’adozione da parte del consiglio comunale, inizieranno i 30 giorni nei quali i cittadini potranno presentare le loro osservazioni. Poi, dopo le risposte del consiglio comunale, il piano vivrà l’atto finale, l’approvazione da parte della Provincia.

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