Quando i vicini diventarono autonomi. 77 anni fa l’accordo De Gasperi-Gruber

Quando i vicini diventarono autonomi. 77 anni fa l’accordo De Gasperi-Gruber

Una pagina di storia che forse pochi conoscono, ma ha legami strettissimi con il Bellunese. Se non altro perché ha segnato per sempre la differenza abissale tra la montagna a statuto ordinario e la montagna autonoma, che a livello geografico dista solo pochi chilometri, ma a livello economico è distante anni luce.

Oggi (5 settembre) è l’anniversario dell’autonomia di Trento e Bolzano, frutto di un accordo firmato esattamente 77 anni fa, passato alla storia come trattato De Gasperi-Gruber.

È il 5 settembre 1946. A Parigi, a margine dei lavori della Conferenza di pace, si apre una nuova questione, rimasta sopita per decenni tra la fine della Prima e l’inizio della Seconda guerra mondiale. Vale a dire la questione della minoranza linguistica tedesca in Alto Adige (e in misura parzialissima e quasi trascurabile in Trentino). Quella minoranza che non si è mai sentita italiana.

Infatti, il Trentino e l’Alto Adige sono stati territori austroungarici fino alla Prima guerra mondiale. Poi la fine del conflitto e il trattato di Saint-Germain hanno assegnato i due territori all’Italia. Ma gli abitanti dell’Alto Adige non si sentivano italiani e continuavano a parlare il tedesco. 

Il governo fascista negli anni Venti e Trenta riversò lì tutta la sua forza nella politica di italianizzazione. L’uso del tedesco e il suo insegnamento vennero vietati. Furono italianizzati anche i cognomi e vennero adottate misure precise volte all’oppressione dell’identità etnica tedesca. Il risultato fu che gran parte della popolazione di lingua tedesca preferì spostarsi in Germania. Quella che rimase, fu annessa al Terzo Reich all’indomani dell’8 settembre 1943, quando l’arrivo delle truppe naziste venne accolto come un atto di liberazione dal dominio italiano.

Insomma, una polveriera che andava tranquillizzata dopo la fine del conflitto, per evitare che una questione altoatesina potesse scoppiare creando i presupposti di nuovi scontri. Era un’Europa provata dalla guerra che non poteva tollerare nessun rischio di rivalse. E che quindi doveva pacificare a tutti i costi.

Questo il clima di quel 5 settembre 1946. Alcide De Gasperi, allora ministro degli esteri, incontra il suo omologo austriaco Karl Gruber e con il benestare degli alleati firma l’accordo, che poi viene accluso al trattato di pace italiano del 10 febbraio 1947.

È quello l’inizio dell’autonomia speciale. Viene ripristinato l’uso ufficiale del tedesco e il suo insegnamento. Vengono reintrodotti i toponimi tedeschi. E viene permesso il ritorno degli altoatesini, compresi quelli che si erano compromessi con il nazismo.

De Gasperi, che da trentino era stato suddito dell’impero austroungarico, pensava che l’autonomia fosse il mezzo migliore per affrontare i problemi delle minoranze linguistiche. Il collega Gruber invece non ne era così convinto. Gli storici riportano una dichiarazione precisa: «Conosco i miei conterranei, essi sono l’elemento più duro e più tenace della terra. Quanto maggiore sarà la libertà che loro concederete, tanto più essi ne useranno e ne abuseranno, se volete, per chiedere e insistere di ritornare a far parte dell’Austria. Tutte le autonomie che voi italiani accorderete loro, con tutta la buona volontà di creare una collaborazione con loro, saranno altrettante armi che essi rivolgeranno contro voi stessi».

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