Poveri pensionati: due bellunesi su tre vivono con meno di 1.000 euro al mese

Poveri pensionati: due bellunesi su tre vivono con meno di 1.000 euro al mese

Ballano quasi 1000 euro di differenza, al mese, tra i pensionati di Belluno (i più ricchi – si fa per dire) della provincia, con un’indennità pensionistica media di 1.856 euro al mese, e i 62 pari età di Zoppè, che si devono “accontentare” di 882 euro al mese. Lo dicono i dati forniti dal Ministero dell’Economia e della Finanza e rielaborati dallo Spi Cgil Veneto, che prendono in esame gli importi medi delle pensioni del 2023. Dietro il capoluogo si piazza Agordo, dove grazie anche all’effetto – Luxottica si riceve una pensione media di 1.818 euro al mese. Seguono Canale d’Agordo, con 1.653 euro al mese, Calalzo e, al quinto posto, Cortina, con una pensione media di 1.645 euro. In coda, detto di Zoppé, appena più sopra si piazza Val di Zoldo, 847 pensionati e un importo medio di 1.100 euro. Ancora un gradino più su, Lamon e Sovramonte, dove un pensionato medio porta a casa, rispettivamente, 1.180 e 1.260 euro al mese.
In generale, comunque, c’è ben poco di cui sorridere. Non solo perché, a livello di province, Belluno si piazza al sesto posto in Veneto, seguita solo da Rovigo. Ma soprattutto perché, mettendo insieme i dati dei singoli comuni, il quadro che ne esce è piuttosto desolante: quasi due pensionati su tre (precisamente il 58%) in provincia percepisce importi medi mensili sotto i mille euro.

Su quest’ultimo dato pone l’accento il coordinatore provinciale di Forza Italia, Dario Scopel: «E’ evidentemente il portato di una tradizione economica in gran parte legata all’agricoltura, in cui soprattutto le donne non percepivano redditi sottoposti alla contribuzione pensionistica». Continua Scopel: «Il problema sta nel fatto che negli ultimi decenni il costo della vita si è adeguato anche nella nostra zona agli standard di altre aree più urbanizzate del Paese, ampliando a dismisura il solco tra entrare e uscite del bilancio familiare. E se la proprietà diffusa della casa di abitazione ha fatto in larga parte da cuscinetto a questo problema, non bisogna nascondersi che si tratta di un patrimonio edilizio in buona parte vetusto che avrà bisogno a breve di importanti e costosi interventi. Già, ma con quali denari, viste le pensioni spesso da fame?».

Ma la medaglia, preoccupante da un lato, lo è drammaticamente anche dall’altro. Le dinamiche demografiche bellunesi, con denatalità e spopolamento, accelerano una crisi sociale senza eguali in Veneto e in poche altre aree d’Italia. Occorre intervenire subito, avverte Scopel: il rischio di desertificazione è reale. Secondo il coordinatore bellunese di Forza Italia, che vive quotidianamente questi problemi come sindaco di Seren del Grappa, gli strumenti sono l’intervento pubblico per garantire servizi essenziali a prezzi calmierati. «Se non è possibile aumentare le pensioni – dice – è fondamentale garantire accesso a servizi accessibili, ad esempio ridisegnando il Fondo Comuni Confinanti e destinando risorse della Lege sulla Montagna. Dal cohousing ai servizi sanitari, dal trasporto locale all’istruzione, i settori di intervento sono molti, non solo per anziani e pensionati, ma anche per famiglie giovani, numerose o monoreddito, colpite dalla crisi dei costi del vivere».

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