«No al diserbante glifosato nelle aree pubbliche: consolidiamo l’agroecologia»

«No al diserbante glifosato nelle aree pubbliche: consolidiamo l’agroecologia»

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione dell’ex assessore all’Ambiente del Comune di Feltre, Valter Bonan

L’amministrazione comunale di Feltre intende procedere a una revisione complessiva del regolamento di Polizia Rurale, con particolare riferimento all’uso e ai trattamenti di fitosanitari; metodo e contenuti verranno discussi quando saranno espliciti, ma non è superfluo ricordare da subito che quel regolamento, approvato all’unanimità dal consiglio comunale nel 2016, è stato il prezioso frutto di un articolato processo partecipativo che ha coinvolto centinaia di cittadini, agricoltori, gruppi di acquisto, associazioni di categoria, comitati, istituti di ricerca ed esperti di settore che in decine di incontri pubblici laboratoriali si sono confrontati e sono cresciuti in consapevolezze e conoscenze su questi temi complessi che riguardano la salute dell’ambiente e della popolazione. 

Come cittadino non trovo per nulla rassicurante quindi la perentoria e frettolosa affermazione del vicesindaco Dalla Palma sul via libera all’uso del diserbante glifosato anche nelle aree pubbliche in quanto “non cancerogeno”. A questo proposito l’assessore cita esclusivamente il pronunciamento  dell’agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) ma trascura ogni riferimento: al pronunciamento del Centro internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) che ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno”, alla classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Airc) “probabile cancerogeno” fino ai recentissimi studi di Enti di ricerca indipendenti italiani (Istituto Ramazzini) che hanno documentato per la prima volta effetti significativi dei pasticidi a base di glifosato sulle significative alterazioni al microbioma intestinale ed americani (Environmental Health) dove è stata resa pubblica  una nuova analisi su 13 studi da cui emerge che il controverso erbicida è in grado di causare vari tumori nelle cavie animali esposte alla sua azione in particolare cancri dei tessuti molli, della ghiandola surrenale, dei reni, del fegato. Il Gruppo di valutazione sul glifosato (Agg) e il Comitato di valutazione dei rischi (Rac) saranno chiamati entro fine dicembre a valutare le contrastanti ricerche delle diverse agenzie e la Commissione europea e gli Stati membri si esprimeranno infine sulla richiesta di rinnovo o meno della licenza per i prossimi 15 anni e con essa dell’enorme business milionario legato alla sostanza, storicamente prodotta dal gigante dell’agrochimica Monsanto e oggi gestito principalmente dalla tedesca Bayer.

Perché allora, nel nostro piccolo microcosmo, anteporre l’ambiguità del “decoro pubblico” al principio di precauzione verso la salute dei cittadini e degli agricoltori, della fertilità dei suoli e della qualità delle acque? Perché, con il buon esempio pubblico, non consolidare il complesso percorso di transizione verso l’agroecologia e territori liberi da pesticidi, più salubri e ricchi di biodiversità?

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