Niente Pasqua, niente agnello: il mondo agricolo rischia danni grossi

Niente Pasqua, niente agnello: il mondo agricolo rischia danni grossi

 

Anche il mondo agricolo resta sospeso. Non fermo: sarebbe impossibile. Ma rallentato. E con alcuni rischi che hanno già bussato alla porta.
Il primo riguarda la Pasqua. E l’agnello dell’Alpago che viene attaccato dal coronavirus. Non dal punto di vista medico, ma economico. Gli allevatori della nota razza alpagota infatti iniziano ad accusare i colpi dell’emergenza sanitaria.

«Ci sono già le prime disdette da parte dei ristoratori – fanno sapere da Coldiretti -. La Pasqua rappresenta il maggior evento per i pastori della conca bellunese, perché tutte le attività dell’anno tendono a questa tappa importante». Nel 2020, però, non sarà così. Ci sono già le prime disdette di ristoranti e agriturismi. Altre potrebbero seguire a ruota. E forse anche i banchi delle macellerie e dei supermercati rischiano grosso.

«Non è un problema solo economico – afferma Michele Nenz, di Coldiretti Belluno -. Ma riguarda anche l’aspetto della biodiversità, dal momento che l’agnello dell’Alpago è una specie a rischio di estinzione. Se un allevamento dovesse chiudere perché non riesce a sostenere quest’emergenza, si andrebbe incontro all’indebolimento di una specie molto provata, tanto che è stata dichiarata specie locale minacciata di estinzione dalla Comunità Europea». 

I problemi non finiscono qui. «Al momento, a livello nazionale, si registra un calo nel consumo di latte – continua Nenz -. Calo causato dalla chiusura delle attività di ristorazione. Ma anche a livello locale si registrano i primi effetti: le cooperative delle diverse vallate bellunesi hanno dovuto chiedere agli allevatori di ridurre la loro produzione del 20%. Seguendo questo andamento, il latte perde il suo valore; e perdono valore in modo più evidente tutti derivati che anche in condizioni ottimali non garantiscono un guadagno ampio. L’invito quindi è quello di comprare prodotti del territorio, nonostante quello bellunese non sia fra i più colpiti».

E per le bestie da macello la situazione non sembra essere differente: «Il mercato dei vitelli è stato ampiamente colpito da questa crisi – sottolinea Nenz -. La scorsa settimana per evitare i contagi si sono fermati i trasporti degli animali verso i centri d’ingrasso. Questa settimana, quando il tutto è ricominciato, il prezzo della bestia è sceso. Anche questa volta senza un’apparente motivazione per il fatto che la domanda è rimasta invariata».

Al momento la Coldiretti ha il compito di monitorare i prezzi per il fatto che molti prodotti agricoli hanno assistito a un’importante svalutazione nonostante la domanda sia rimasta pressoché uguale. Senza dimenticare che è primavera, e quindi sono in fase di avvio tutte le pratiche agricole di semina e preparazione del terreno. Un nemico in più potrebbe essere il meteo, che dopo giornate tiepide e soleggiate è pronto a sferrare il colpo di coda dell’inverno. «La siccità invernale e la gelata prevista per i primi giorni della prossima settimana non dovrebbero causare grossi danni all’agricoltura; almeno ce lo auguriamo – conclude Nenz -. Ora non ci resta che sperare che piova nei momenti più opportuni. L’appello che lanciamo è di comprare bellunese e, quando non è possibile, italiano».

(si ringrazia Giovanni Bianchini per aver raccolto l’intervista e confezionato l’articolo)

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