Matricola 43469: Terenzio Baldovin. Un uomo, un padre, un martire

Matricola 43469: Terenzio Baldovin. Un uomo, un padre, un martire

 

La fine di gennaio segna il momento che ci lega indelebilmente al passato. 

Ci ricorda uomini, padri e figli. Donne, madri e figlie.
Ci ricorda orfani e vedove.
Ma soprattutto ci ricorda l’odio di uomini verso altri uomini.
Ci ricorda luoghi della memoria, che odorano ancora di martiri.
Ci ricorda che odio genera odio.
È compito di tutti trasferire la memoria alle nuove generazioni, perché riescano a generare un senso civico, morale e sociale caratterizzato da un comune denominatore: il rispetto.

In provincia  di Belluno, il giorno della memoria ci porta a Lozzo di Cadore. Da Terenzio Baldovin, classe 1926.
Uno studente ricco di ideali, arrestato dalle SS il 30 novembre 1944.
Terenzio era stato accusato ingiustamente di un attentato ai danni di un convoglio tedesco, proveniente dai presidi di Santa Caterina, in cui vennero feriti cinque soldati. E due persero la vita. 
Da lì ci furono retate, ma il nome di Terenzio non risultava nelle liste.
I tedeschi minacciavano di mettere a ferro e fuoco Lozzo. E portarono tutti gli uomini in piazza per sottoporli a violenze.
La madre di Terenzio sapeva dove si nascondeva suo figlio, che all’epoca aveva solo diciott’anni, Lo implorò di scappare, ma lui era uomo onesto: indossò il suo impermeabile e si presentò in caserma, spinto in buona fede anche dal parroco del paese.
Al primo controllo passò inosservato, a un secondo invece fu arrestato e condotto prima a Tai, poi a Cortina. Quindi, insieme al suo amico Vincenzo Calligaro, al campo di concentramento di Bolzano.
 Alla fine di novembre, la giovanissima fidanzata scoprì di essere incinta di due mesi: la ragazza, diciassettenne, provò a raggiungere l’amato per metterlo al corrente della bella notizia.
Tentativo inutile: Terenzio era al Blocco E, quello in cui venivano internati i peggiori criminali.
La futura mamma non demordeva e spesso, dalla garitta, provava a scrutare nella speranza di vedere il suo Terenzio. Ma quando le guardie la vedevano, le sparavano contro.
Il 15 gennaio 1945, il presentimento di non tornare era così forte in lui, che scrisse alla madre l’ultima struggente lettera in cui chiedeva che la bimba o il bimbo pronto per nascere portasse il suo cognome.
Matricola 43469.
Trasferito nel campo di concentramento di Obertraubling, Terenzio morì il 3 aprile 1945. 
Il primo giugno di quello stesso anno diventerà padre di una bambina.
Riquadro 6, fila 7, tomba 44: sul cippo, la scritta “deportato”.
Terenzio Baldovin, vittima di inumanità. 

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