È a suo modo una svolta epocale quella segnata dalla Provincia di Belluno. Perché da ora in avanti non potranno più esserci impianti di risalita fantasma. Chi dismette deve anche eliminare, e riportare i luoghi come erano prima della costruzione di seggiovie e cabinovie. E se non lo fa, entra in gioco la Provincia.
È la regola fissata dall’ultima delibera di Palazzo Piloni, che proprio ieri (giovedì 29 aprile) ha definito l’obbligo di deposito cauzionale per chi intende realizzare nuovi impianti e per chi intende rinnovare concessioni di impianti già attivi. Di fatto, il proprietario di una seggiovia, di uno ski-lift o di una cabinovia deve versare un deposito. E la cifra sarà utilizzata nel caso in cui l’impianto dovesse essere dismesso: serve per il ripristino dei luoghi.
L’obbligo di demolizione era già fissata dalla legge regionale 21 del 2008. Ma a tutt’oggi, non è ancora stato istituito il fondo regionale assicurato da destinare a garanzia della restituzione in pristino dei luoghi. Ecco allora l’intervento della Provincia, che ora subordina ogni futuro impianto a questo tipo di deposito cauzionale.
«Un sistema che tutela anche l’ambiente – sostiene il consigliere provinciale Franco De Bon -. Gli impianti a fune vetusti sono ogni anno causa di morte di molti animali selvatici, soprattutto uccelli, che vi sbattono contro perché tralicci e cavi dismessi sono ormai nascosti dalla vegetazione. La loro rimozione va nella direzione di sostenibilità che la Provincia persegue».