Lotta al bosco infestante: sei malghe riqualificano i pascoli

Lotta al bosco infestante: sei malghe riqualificano i pascoli

Riqualificare i pascoli per “salvarli” dall’abbandono e dal bosco infestate. È questo il cuore del progetto presentato dalla Provincia di Belluno e finanziato dalla Fondazione Cariverona. Nei giorni scorsi infatti il cda della Fondazione ha deliberato lo stanziamento di 290mila euro per il piano “Pascoli delle terre alte: patrimonio da salvaguardare e rigenerare”, supportato dal Circolo Cultura e Stampa Bellunese, con il sostegno forte di Veneto Agricoltura, e affiancato da importanti partner, tra cui il Dipartimento di Agronomia, Alimenti, Risorse naturali, Animale e Ambiente dell’Università degli Studi di Padova, l’istituto Agrario “Della Lucia” di Feltre, Lattebusche, le Regole di Monte Salatis, di Casada, di Ampezzo, il Consorzio Val Visdende, il Comune di Livinallongo del Col di Lana) e le malghe Col Toront (Nevegal), Casera Pal (Alpago), Fòses (Cortina D’Ampezzo) e Cherz (Livinallongo), Chivion e Malga Dignas (Val Visdende).

IL PROGETTO

Il progetto ha una valenza triennale e l’obiettivo di realizzare importanti interventi migliorativi sui pascoli e sui territori pertinenti delle malghe individuate per la valorizzazione di aree che per anni sono state abbandonate e ora, in un trend di ritorno alla natura, sono utilizzate e necessitano di un intervento rigenerativo e migliorativo: solo così possono esprimere al meglio le proprie potenzialità naturali e produttive.

Anche nel territorio bellunese è evidente come il bosco avanzi inesorabilmente e senza controllo, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dei pascoli. Allo stesso tempo gli alpeggi alpini presentano una biodiversità da proteggere, quindi la necessità di un’attenzione particolare e consapevole da parte dell’uomo. In quest’ottica, gli interventi previsti dal progetto, in base alle specifiche necessità delle diverse malghe, saranno rivolti alla rimozione di erbe e arbusti infestanti, al ripristino della biodiversità, al miglioramento della sentieristica con la realizzazione di recinzioni per favorire la convivenza tra animali allevati e selvatici e all’adeguamento dei punti di abbeveraggio per una gestione oculata della risorsa idrica, che è essenziale per l’intero ecosistema.

Un intervento di protezione e valorizzazione dei territori pascolivi che va a soddisfare diversi bisogni espressi dal territorio, sotto moti punti di vista: in chiave ecologica con la rigenerazione di specifiche biodiversità vegetali; in chiave economica con il sostegno alle produzioni zootecniche e casearie; in chiave paesaggistica con attenzione all’eterogeneità del mosaico territoriale creato con il mantenimento dei prati e pascoli; e anche in chiave turistica con la valorizzazione del portato storico-sociale delle località interessate.

Ruolo importante anche quello delle Regole coinvolte che, avendo in gestione i terreni su cui sorgono le malghe interessate, hanno condiviso l’idea e l’intento progettuale. Infatti, attraverso i miglioramenti sulle biodiversità e le condizioni dei terreni, il progetto ha l’obiettivo di apportare migliorie anche nella produzione delle malghe con strategie innovative garantite dai partner scientifici di progetto, l’Istituto Agrario “Della Lucia” e il Dipartimento di Agronomia, Alimenti, Risorse naturali, Animale e Ambiente dell’Università degli Studi di Padova che daranno il proprio apporto con la definizione delle linee guida per una corretta gestione dei pascoli. Le pratiche individuate e i risultati di progetto verranno condivisi e divulgati anche da Lattebusche, da anni impegnata nella promozione del bio di montagna.

«Nel Ptcp della Provincia di Belluno si è evidenziato come il bosco avanzi senza controllo non permettendo ai pascoli di sopravvivere. Allo stesso tempo gli alpeggi alpini presentano una biodiversità da proteggere, quindi c’è la necessità di un’attenzione particolare e consapevole da parte dell’uomo» spiega Silvia Calligaro, vice presidente della Provincia e delegata in materia di agricoltura, caccia e pesca. «Gli interventi previsti saranno importanti sul fronte dell’agricoltura di montagna, un settore da difendere e rilanciare, per il valore economico e di mantenimento dei presidi in quota. Ma saranno decisivi anche sul fronte faunistico, visto che la biodiversità si ottiene mantenendo i pascoli alpini, dove vivono specie come il contorno e il gallo forcello. In questo lavoro è fondamentale l’apporto professionale dei tecnici della Provincia, a cui rivolgo un plauso».

«Si tratta di un’iniziativa importante per la montagna e per lo sviluppo del settore primario, ma anche per il contrasto al cambiamento climatico» sottolinea Nicola Dell’Acqua, direttore di Veneto Agricoltura, che sostiene il progetto. «Avvicinarsi in modo sensibile e rispettoso alla montagna e soprattutto evitare l’abbandono delle aree rurali, recuperando il pascolo e la biodiversità presente nelle praterie d’alta quota, è oggi un passaggio fondamentale in grado di dare risposte concrete anche in chiave economica. Per questo Veneto Agricoltura ha dato il suo sostegno forte al progetto».

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto