Lattebusche, bilancio in salute. Ma c’è preoccupazione per la siccità

Lattebusche, bilancio in salute. Ma c’è preoccupazione per la siccità

139 milioni di euro di fatturato, il 20% in più rispetto al 2021. Ed una resa ancora migliore, che si attesta al 26%. La cooperativa Lattebusche è in salute, come dimostrano i numeri del bilancio, approvato ieri mattina dall’assemblea dei soci riunita, come lo scorso anno, al bocciodromo “Vittorio Casarin” di Feltre. Si chiude così ufficialmente un anno positivo per la principale azienda lattiero – casearia della provincia:

Bilancio ok, quindi, ma non mancano le preoccupazioni. Ora che i costi dell’energia stanno rientrando nei ranghi, dopo l’abnorme aumento del 2022 che ha messo in seria difficoltà molti allevatori, lo spauracchio si chiama siccità. Che porterà inevitabilmente ad un aumento dei costi per il foraggio delle vacche, in un momento nel quale il prezzo del latte sta diminuendo molto, a causa della grande quantità immessa sul mercato.

Una preoccupazione condivisa da Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato, che nel suo intervento ha ribadito l’importanza dell’agricoltura per l’intero ecosistema montano, non nascondendo però le criticità che la siccità porterà con sé:

De Carlo ha anche risposto agli allevatori, che chiedono uno snellimento della burocrazia e una revisione del PAC, la Politica agricola dell’Unione europea:

Sul palco anche l’assessore regionale all’agricoltura, Federico Caner, che ha invitato l’intera filiera lattiero -casearia a “fare sistema”: «Grandi latterie di pianura e piccole realtà di montagna devono ragionare e lavorare insieme – spiega – solo così potremo fare il salto in avanti necessario e far valere la nostra voce».

Anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin, non ha voluto far mancare il suo saluto: «La guerra c’è ancora e i prezzi, pur in frenata, sono ancora alti – sono le sue parole – i motivi di preoccupazione per il 2023 quindi non mancano. Ma non mancheranno neppure la caparbietà e la tenacia della gente di montagna, dei soci di Lattebusche che continuano a garantire non solo un latte di elevata qualità, ma anche quella manutenzione e quel presidio del territorio senza i quali i nostri scenari dolomitici non esisterebbero. È proprio grazie agli allevatori e agli agricoltori che possiamo presidiare le terre alte».

Per dare una mano al settore – ricorda Padrin – «Abbiamo finanziato gli investimenti di 12 piccole latterie con 1,5 milioni di euro – derivanti da Fcc per 1,3 milioni e da 250mila euro di fondi propri della Provincia – e poche settimane fa sono partiti due corsi per casari grazie alla collaborazione con l’istituto agrario di Vellai: un corso per i ragazzi della scuola, un altro di approfondimento per chi conosce già il mestiere.

Sono piccoli mattoni per dare una mano a una filiera che vede in Lattebusche un colosso, fatto di tante mani e tante teste, di piccole realtà che conferiscono il loro latte e identificano un intero territorio».

Nel corso dell’assemblea, infine, deliberato anche un aumento di capitale sociale, attraverso la trattenuta di 75 centesimi di euro per ogni ettolitro di latte conferito dai soci. Il conguaglio riconosciuto da Lattebusche all’allevatore si riduce da 5,01 euro per ettolitro a 4,26: «Una misura necessaria – commenta De Cet – per patrimonializzare ancora di più la società, visto l’aumento che sta avendo il costo del denaro e di conseguenza i tassi di interesse».

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