«A San Mauro an fret del diaol, a Sant’Antonio an fret da demonio». Qualche giorno fa (il 17 gennaio) è stato il culmine della settimana dei “santi della neve”, quelli che per i contadini di un tempo segnavano l’almanacco meteorologico di gennaio. Il 17 infatti era Sant’Antonio abate, il santo del maiale (Il santo “del porcello”, sceso all’inferno e venerato per secoli in tutte le campagne).
Ma la settimana meteo fa riferimento anche a San Mauro (festeggiato il 15 gennaio) e San Sebastiano (20 gennaio), quello di cui una volta si diceva «San Bastian co la viola in man» per ricordare le stagioni buone; o «San Bastian an fret can» per gli inverni più rigidi.
Ma perché sono chiamati i “santi della neve”? Perché di solito questo è un periodo nevoso (o meglio, lo era prima del riscaldamento globale). Ma anche per un altro motivo: c’è una vecchia tradizione a spiegarlo, sempre legata alle previsioni del tempo della società agricola del passato. Dice che se a Sant’Antonio e a San Sebastiano fa bel tempo e splende il sole, le due figure ne approfittano e vanno al mercato a comperare la neve da spargere sulla terra nei giorni successivi, ricordando così che la stagione è ancora nel pieno dell’inverno. Altro che le app meteo di oggi…