L’agricoltura bussa all’Europa: «Sostenibilità ambientale ed economica»

L’agricoltura bussa all’Europa: «Sostenibilità ambientale ed economica»

Sostenibilità ambientale ed economica: è quanto le associazioni bellunesi dell’agricoltura, assieme ai vertici di Lattebusche, chiedono all’Europa. Lo hanno ribadito nel corso dell’incontro a Busche anche all’europarlamentare Herbert Dorfmann, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.

Tanti i temi sul tavolo: quelli legati al turismo e agli agriturismi, alla difesa dei pascoli dalla speculazione, ai costi del latte, dell’energia, dei mangimi e dei cereali, alla gestione della fauna selvatica (non solo lupi, ma anche cervi e cinghiali).

I rappresentanti delle associazioni di categoria hanno quindi sollecitato un’attenzione particolare alle zone di montagna e al mondo della zootecnia, dove i rincari dell’energia vanno ad appesantire costi già gravati dalla “perifericità” delle aziende; serve un coordinamento tra Stato, regioni, province e anche comuni per utilizzare al meglio i fondi europei.

C’è poi la questione agricola e ambientale, con la provincia di Belluno che ha perso negli anni molta della sua superficie agricola e che ora sta vedendo un’inversione di tendenza grazie soprattutto all’imprenditoria giovanile e femminile: ecco quindi la richiesta di non dimenticare la sostenibilità economica di queste attività, strumento anche per arginare lo spopolamento della montagna.

«Sostenibilità vuol dire mantenere un’attività nel lungo periodo, ma non solo sotto il profilo ambientale: l’attività può proseguire solo se l’azienda continua a lavorare ed essere operativa, per questo è imprescindibile la sostenibilità economica – concorda Dorfmann -. La politica europea deve comprenderlo e agire di conseguenza».

L’Europa al momento è impegnata su molti fronti internazionali che toccano in maniera diretta il mondo dell’agricoltura, a partire dalla guerra in Ucraina: «Il momento è certamente molto difficile per la sicurezza alimentare: mancano 20-30 milioni di tonnellate di grano e 4 milioni di tonnellate di olio di girasole e questo non può certo passare inosservato. La politica non può “creare” grano o olio, ma stiamo lavorando per far uscire dall’Ucraina il raccolto dello scorso anno creando nuove vie di trasporto via terra, visto il blocco dei porti; nel frattempo abbiamo creato anche un fondo di crisi al quale può accedere anche l’Italia, ma la sua distribuzione nel nostro paese non è ancora partita».

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