La siccità non molla, al posto del mais potrebbe crescere la soia

La siccità non molla, al posto del mais potrebbe crescere la soia

Non piove da mesi e presto il colpo d’occhio sui campi coltivati della Valbelluna potrebbe cambiare. La mancanza d’acqua potrebbe infatti spingere molti agricoltori a sostituire il mais con la soia. Lo prevede Confagricoltura Belluno, che stima dal 30 al 50% del totale le perdite produttive del 2022 per il granoturco, falcidiato da siccità e temperature torride.

«Ritengo che quest’anno potrebbe verificarsi un calo del 20% di semine per quanto riguarda il mais tradizionale – spiega Stefano Catani, del settore seminativi di Confagricoltura Belluno, con campi a Sedico e nel Feltrino -. A pesare più di tutto è il timore di un’altra estate senza acqua, che può portare a grosse perdite di produzione. Inoltre i concimi, nonostante il recente calo di prezzo del 35-40%, hanno subito rincari esorbitanti. Nel 2024 ci sarà anche il problema delle rotazioni, imposto dalla Pac, la Politica Agricola Comune, e quindi se dovremo piantare altro al posto del mais dovremo comprare il prodotto fuori regione, con un surplus di costi per il trasporto».

Attualmente in Valbelluna si stima la presenza di 2.800 ettari coltivati a mais. Di questi, circa 40 ettari sono coltivati con le antiche varietà, soprattutto Sponcio, che resta tuttavia un settore di nicchia.

Ma le cose potrebbero cambiare. Al posto del granoturco sui campi bellunesi potrebbe comparire la soia, che ha costi di produzione minori e riesce a recuperare, fiorendo di nuovo, anche in assenza di piogge estive.

«Tuttavia – sottolinea Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno – il mais resta una coltura importante per le aziende zootecniche e non credo che verrà accantonato facilmente. Inoltre, il Bellunese è un’isola felice rispetto alla pianura padana e le zone più a Nord possono godere di un clima fresco e piogge più frequenti, anche se spiace constatare che, pur in presenza di moltissimi bacini idrici, non si sia mai pensato di dotarsi di impianti di irrigazione, che nelle zone limitrofe come il Trentino-Alto Adige sono stati invece realizzati da tempo».

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