Isabella e Dimitri: la cura della terra è una scelta di lavoro. E di vita

Isabella e Dimitri: la cura della terra è una scelta di lavoro. E di vita

Un uomo e una donna, piantine di ortaggi, terra scura, alberi in fiore, qualche gallina che passeggia. 

I due lavorano e non si sente rumore di trattori, non si sente odore di gasolio. In occasione della “Giornata internazionale della Terra”, in calendario ogni anno, un mese e un giorno dopo il solstizio di primavera, abbiamo invitato Dimitri Zuccolotto e Isabella Paganin a raccontare la loro esperienza nell’azienda agricola Terra Viva di Stabie a Lentiai. Lo hanno fatto attraverso un messaggio video, che trasmette tutto l’entusiasmo e la passione per la cura della terra. 

Il freddo delle ultime settimane, preceduto da un periodo di caldo anomalo a marzo, avrebbe potuto mettere a repentaglio le piantine appena spuntate, ma i due coltivatori erano preparati. Questa è una delle tante anomalie di un clima pazzerello che non riesce però a scalfire il loro entusiasmo. 

Isabella e Dimitri, 33 e 38 anni rispettivamente, stanno dimostrando che un’agricoltura capace di produrre reddito, è possibile anche senza l’utilizzo di grandi macchinari, pesticidi o altri additivi chimici. Per cominciare, hanno rigenerato la terra acquistata nel 2013 con i loro risparmi: hanno distribuito compost e costruito aiuole permanenti, alternate a piante da frutto, circondate dal bosco, dove non mancano laghetti, nidi per gli uccelli, galline che pascolano. Hanno progettato un ecosistema ricco di biodiversità, capace di aumentare la fertilità del terreno in modo naturale e autonomo. A distanza di cinque anni dall’avvio dell’azienda di Stabie, in 1.600 metri quadrati di terra, da maggio a novembre riescono a produrre circa sette tonnellate di ortaggi. 

«Il carbonio organico – spiega Dimitri – è l’elemento chiave, si trasferisce dall’aria al suolo e ne aumenta la vitalità e la resilienza. Un piccolo appezzamento si può coltivare in modo intensivo, senza aratura o altre lavorazioni che impoveriscano il terreno, utilizzando macchinari manuali professionali». 

Tutto ha avuto inizio poco più di dieci anni fa, quando i due ragazzi si sono conosciuti e hanno scelto di produrre cibo sano per loro stessi. Il percorso è proseguito tra esperimenti, corsi e studi fino ad arrivare a coltivare ortaggi per una comunità, la Csa, il gruppo di sostenitori-clienti che a inizio stagione finanzia l’attività. «Il cambiamento inizia dal carrello della spesa – sostiene convinto Dimitri – bisogna promuovere una cultura di sana alimentazione e di un’agricoltura a misura d’uomo. Dobbiamo invertire la tendenza per rispetto delle generazioni che verranno, educare i ragazzi e coinvolgere le istituzioni, creare una rete tra tutte le esperienze che ci sono sul territorio». 

La terra bellunese è stata meno sfruttata rispetto alla pianura ed è ricca di acqua: un buon punto di partenza per una rigenerazione sostenibile. 

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