Lotta alle discriminazioni di genere. «Lavoriamo per formare una coscienza nuova»

Lotta alle discriminazioni di genere. «Lavoriamo per formare una coscienza nuova»

Un protocollo d’intesa contro le discriminazioni di genere, ma non una carta morta. Perché gli obiettivi sono alti e i soggetti che se ne fanno carico lavoreranno fianco a fianco, anche con progetti di formazione. Dopotutto, le differenze stanno nelle teste delle persone. E le persone – quelle giuste – possono fare la differenza.

È con questo spirito che è stato sottoscritto il nuovo protocollo d’intesa per la collaborazione tra la consigliera di parità della Provincia e le organizzazioni sindacali territoriali (Cgil, Cisl e Uil). Un documento che ha come obiettivo finale la corretta applicazione della normativa antidiscriminatoria e che punta a promuovere gli strumenti delle pari opportunità. 

«Solo lavorando insieme per costruire una nuova coscienza e una cultura diversa, potremo considerare normalità i temi delle pari opportunità – afferma Flavia Monego, consigliera di parità della Provincia -. Accolgo con grande soddisfazione la disponibilità di Cgil, Cisl e Uil a collaborare in questo percorso che non sarà scontato, ma ci porterà verso un futuro più equo».

Il nuovo protocollo d’intesa recepisce l’agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e le direttive comunitarie in tema di anti-discriminazione. E mette in luce alcune delle principali criticità, riscontrabili anche nel Bellunese; in particolare nel mondo del lavoro, dove le discriminazioni di genere si registrano ancora nella differente retribuzione tra uomini e donne, nel tasso di occupazione, nella precarietà e nella differenza contrattuale. Il passo in avanti deciso rispetto a documenti del passato anche recente sta nella duplice azione: da un lato il contrasto a qualsiasi forma di discriminazione, dall’altro l’impegno attivo alla prevenzione e alla formazione, con compiti precisi e reciproci tra consigliera di parità e sindacati.

«La gamma delle casistiche delle discriminazioni di genere è vastissima e servirà un’ampia collaborazione – commenta Flavia Monego -. Penso solo ai nuovi casi emersi con la pandemia e con le difficoltà legate al lavoro, che possono costituire un freno nella sperimentazione per esempio di nuove strategie per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Su questo e su altri aspetti, la formazione che riusciremo a fare insieme ai sindacati sarà importantissima».

«Cgil, Cisl e Uil – affermano Massimiliano Paglini (Cisl), Maria Rita Gentilin (Spi Cgil) e Maria Francesca Pol (Uil) – da tempo cercano, attraverso la contrattazione, di contrastare i fenomeni della precarietà, della differenza salariale, delle violenze di genere, della mancanza di servizi alla famiglia, condizioni che tutte insieme contribuiscono a generare disparità di genere nei luoghi di lavoro. Ma occorre fare di più, attraverso un coordinamento con istituzioni e associazioni di categoria per cambiare un modello culturale che purtroppo resiste nel tempo. Con la consigliera di parità abbiamo anche ragionato riguardo a progetti specifici ricorrendo alle risorse previste dai bandi, a partire dalle esperienze come il “family audit” e la formazione specifica a operatori e rappresentanti sindacali. Serve poi lavorare anche con le giovani generazioni, avvelenate da modelli sociali fuorvianti in cui spesso la persona non viene vista come tale, ma come oggetto». Per le organizzazioni sindacali territoriali è infine fondamentale che «tutta la società, a partire dalle istituzioni, i mass media, la scuola, la rete dei servizi, la pubblicità, i social, il mondo del lavoro e il linguaggio stiano dalla parte delle donne, condannando chi usa violenza e rifuggendo il linguaggio sessista».

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