Impugnata la legge regionale sulle centraline: «Un fulmine a ciel sereno»

Impugnata la legge regionale sulle centraline: «Un fulmine a ciel sereno»

Non è un buon periodo nei rapporti tra Roma e gli amministratori leghisti del Veneto. Prima lo stop della Corte costituzionale alla legge della Campania per il terzo mandato del governatore De Luca (con conseguente impossibilità di ricandidatura anche di Luca Zaia). Poi la notizia per la quale l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin parla apertamente di «Un fulmine a ciel sereno»: il governo ha deciso di impugnare la legge regionale che prevede la proroga delle concessioni sotto i 3 MW in scadenza, una misura che si è resa necessaria visto che lo Stato non ha ancora definito le modalità per l’avvio delle nuove gare, come prevederebbe la normativa europea. 

Si attende ora la pronuncia della Corte costituzionale. Ma, avverte Bottacin, promotore della legge di proroga, «Purtroppo ora si creano una serie di problematiche. In Veneto ci sono circa 400 di queste centraline, molte delle quali già scadute. In gran parte si tratta di centrali di proprietà di enti pubblici, come i Comuni, i cui bilanci spesso si sostengono anche con i fondi derivanti da esse».

Ora, dato che con la legge impugnata le deroghe non sono più possibili, l’auspicio, continua l’assessore, è che «le modalità per le nuove gare vengano definite al più presto». Al momento non esiste una legislazione idonea, l’unico riferimento normativo, evidenzia Bottacin, «è il Regio Decreto del 1933 che costituisce il testo unico delle acque e che riguarda solo le nuove istanze ma non i rinnovi. Senza una previsione legislativa relativa alla stima degli impianti e al relativo indennizzo non è possibile assegnare le concessioni a soggetti entranti, almeno di non obbligare i nuovi concessionari a realizzare altre centraline. Secondo l’antitrust, però, bisognerebbe procedere con le gare e l’ente concedente – che per il Bellunese è la Provincia, in virtù dell’autonomia amministrativa concessa, mentre per il resto del Veneto è la Regione –  dovrebbe valutare anche l’eventuale utilizzo di strumenti espropriativi, spesso impossibili, con il risultato di produrre contenziosi in serie». 

La Provincia chiede

Intanto la Provincia chiede, in virtù di un altro intervento normativo promosso sempre dall’assessore regionale all’ambiente, il  pagamento della parte variabile dei canoni idrici per l’anno 2023. La richiesta, elaborata sulla base dei dati certificati da Terna e forniti dalla regione Veneto, ammonta complessivamente 11 milioni per Enel Produzione e 1,2 per Enel Green Power. «Auspichiamo che questa richiesta non venga impugnata, come accaduto per la parte fissa dei canoni – commenta il consigliere provinciale delegato al Demanio idrico, Massimo Bortoluzzi – poiché questi fondi sono  cruciali per poter operare in modo efficace e per il benessere del nostro territorio, Con queste risorse potremmo, ad esempio, dare un ulteriore supporto alle unioni montane, contribuendo così al  rafforzamento dell’intero sistema territoriale provinciale». 

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto