«Siamo costretti a dividerci tra tamponi, servizio al banco e dispensazione di farmaci. E non riusciamo più a star dietro a tutto». Parte da Arabba il grido d’allarme delle farmacie bellunesi. Nella parte alta della provincia l’effettuazione dei tamponi sta mettendo sempre più sotto pressione i farmacisti dei piccoli paesi di montagna, dove dietro il bancone c’è spesso solo il titolare che si trova a fronteggiare il grosso afflusso turistico di queste settimane centrali di agosto. Ora che all’erogazione dei farmaci si aggiunge la stampa del certificato e la possibilità di essere sottoposti allo screening Covid – due servizi questi ultimi molto richiesti dai turisti per poter accedere ad alberghi e musei – il servizio rischio il collasso.
«Questi colleghi – spiega il presidente di Federfarma Belluno, Roberto Grubissa – si ritrovano nella necessità di proseguire il lavoro ben oltre l’orario di chiusura. Noi siamo a completa disposizione della comunità, lo abbiamo sempre detto e dimostrato, ma in questo caso l’impegno richiesto va oltre le nostre possibilità perché fisicamente i colleghi non riescono a sostenere questi ritmi».
Per questo oggi ci sono farmacie che stanno valutando di sospendere il servizio dei tamponi, con conseguente rischio di danni all’economia locale che in questo momento necessita di vedersi assicurata l’attività.
Intanto, altro problema: avanza a grandi falcate la distribuzione diretta per conto dell’Ulss dei farmaci. «Questo ci sottrae importanti risorse – osserva il farmacista di Arabba, Paolo Da Rin –. Ma soprattutto, crea disagi ai cittadini in quanto li obbliga a recarsi in punti e orari prestabiliti per il ritiro di un farmaco che potrebbero comodamente trovare in farmacia».
«L’azienda sanitaria ci chiede da un lato di erogare sempre più servizi – spiega Grubissa -, dall’altro prende su di sé quello che di fatto è il nostro lavoro, l’erogazione dei farmaci: è una situazione che non può stare in equilibrio a lungo».
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