Il santo orientale che fa sgorgare il latte. La fonte di San Mamante alle pendici del Nevegal

Il santo orientale che fa sgorgare il latte. La fonte di San Mamante alle pendici del Nevegal

Un pastore vissuto nel terzo secolo dopo Cristo, in Cappadocia (una regione dell’attuale Turchia); morto a meno di vent’anni e sicuramente mai spostatosi dal medio oriente. È Mamete di Cesarea, per alcuni Mamas, in Europa Mamante. Il santo che il calendario festeggia oggi (17 agosto), sconosciuto ai più, ma veneratissimo per secoli in tutto l’impero bizantino. E a Belluno c’è un antichissimo santuario a lui dedicato. All’ingresso dell’omonima valle (la valle di San Mamante), sul primo tornante della strada che da Castion sale al Nevegal. 

Le fonti storiche dicono che Mamante perse i genitori in tenerissima età e venne affidato alla custodia di Taumasio, vescovo di Cesarea, la sua città. Quelli della fine del terzo secolo però erano anni difficili: in oriente imperversava la persecuzione dei cristiani e Taumasio venne incarcerato e ucciso. Mamante, ancora giovanissimo, scappò sui monti e si dedicò alla pastorizia. Qui subentra la leggenda, secondo cui le cerve si lasciavano mungere dal giovane per sfamarlo. Fatto sta che nella tradizione storica, Mamante produceva formaggi e mandava le forme ai cristiani incarcerati. Si diffuse perfino la voce che il pastore evangelizzasse le bestie della montagna, che accorrevano a lui per ascoltare la parola divina.

L’imperatore allora inviò quattrocento soldati per arrestarlo. Ci riuscirono? Certo che no. Le fonti raccontano della meraviglia dei militari nell’ascoltare Mamante, tanto da lasciarsi battezzare da lui. Il giovane poi, di sua spontanea volontà, scese in città e si fece incarcerare, rimanendo irremovibile nella sua fede anche di fronte alle terribili torture cui fu sottoposto. 

Alcune delle vicende della vita del santo sono rappresentate nella chiesa a lui dedicata, sulla strada per il Nevegal. Una chiesa che risale addirittura al 1200 e che nella forma attuale è del 1527. A memoria d’uomo, da sempre si celebra la messa nel giorno del santo, il 17 agosto. Ma c’è di più: a memoria d’uomo al culto del santo è legata la tradizione che vuole Mamante protettore delle puerpere. Al di là del nome che richiama la parola “mamma”, porterebbe il latte alle donne in procinto di partorire. E proprio a fianco della chiesa bellunese c’è una sorgente che da secoli è meta di giovani donne e mamme. Abbeverarsi a quella fonte è tradizionalmente benefico per l’allattamento.

C’è una leggenda bellunese che racconta di un pastore che si trovò ad avere tra le braccia un bimbo appena nato, cui da poco era morta la madre. Non sapendo come sfamarlo, lo strinse forte al petto e invocò san Mamante. Da quella forte stretta, il bambino succhiò e ne ricavò il latte. 

Un’altra leggenda locale narra di un prete piuttosto dubbioso sulle proprietà dell’acqua di quella sorgente. E fu punito: di ritorno dalla festa del santo, tutti i bottoni della sua veste talare cominciarono a stillare latte come fossero tante mammelle.

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