Il bullismo fa spettacolo, a Mel “Siamo tutti schiappe”

Il bullismo fa spettacolo, a Mel “Siamo tutti schiappe”

Si è concluso venerdì scorso (24 febbraio) il ciclo d’incontri che l’Istituto comprensivo di Mel ha dedicato alla legalità. Dopo l’intervento della sostituto procuratrice Roberta Gallego e la consegna della talea proveniente dall’albero di Giovanni Falcone, le classi prime delle medie hanno partecipato alla conferenza-spettacolo “Siamo tutti schiappe!”.

La rappresentazione, realizzata dall’attore-educatore Fabrizio Palma, nasce dalla lettura della saga di Jeff Kinney “Diario di una schiappa”, dove il tema del bullismo viene affrontato in modo divertente e con il sorriso sulle labbra. L’obiettivo che si propone Palma, da oltre vent’anni impegnato nel teatro per ragazzi e che confessa di aver iniziato a lavorare sul tema dal momento in cui è diventato padre, è di provare a spiegare il bullismo in una forma diversa e più accattivante, comica ed emozionale per i ragazzi. L’idea è di sensibilizzare la vittima e soprattutto il gruppo-branco, che spesso è a conoscenza dei fatti, affinché denuncino quello che sta succedendo. La denuncia è la prima forma di sostegno per le vittime, ma anche per i bulli che così possono essere fermati e aiutati a comprendere come ciò che fanno sia sbagliato.

Di fronte a un pubblico di sessanta pre-adolescenti divertiti, ma molto attenti e coinvolti, l’attore ha articolato il suo intervento in tre parti. Inizialmente ha spiegato la differenza tra uno scherzo, evento divertente che non ha l’intento di ferire e ha caratteristiche di reciprocità, e un atto di bullismo, che si basa su la reiterazione di un comportamento a scapito di un soggetto che lo subisce. Poi il tema dell’adolescenza, affrontato in modo comico, utilizzando paradossi e cliché divertenti, per arrivare a comprendere come questo sia un periodo sì difficile, contraddistinto dall’irrazionalità, ma naturale e comune a tutti.

Nella seconda parte invece si è parlato di denuncia, dell’importanza di confidarsi con qualcuno, sia questo un amico, un genitore, i professori; tutto ciò per far comprendere alla vittima che esiste una rete di persone e istituzioni che sono pronte ad aiutarla e del ruolo chiave che spesso ha il gruppo nel rapporto tra bullizzato e bullo. 

L’esperienza si è conclusa con la parte più seria, ma anche quella che più colpisce i ragazzi d’oggi: il “cyberbullismo”. Attraverso la visione di un video della Polizia Postale, sono stati affrontati i risvolti legali, che possono nascere dietro una semplice fotografia, video o messaggio condivisi sui social o anche in una semplice chat. Il racconto di drammatici fatti di cronaca ha ammutolito i ragazzi e li ha posti difronte alle conseguenze gravi che il concedere e il divulgare immagini inappropriate può generare. 

Il consiglio dato da Palma è che le regole della vita reale devono valere anche nella vita digitale. Nella vita reale non sono amico di tutti, quindi perché sui social accetto qualsiasi amicizia? Perché su Tiktok mi esibisco come non farei mai in pubblico poiché mi vergognerei? Domande importanti che i ragazzi dovrebbero porsi ogni volta che aprono il loro smartphone. 

In chiusura, la foto di una lavagna, con raccolte le parole che alcune vittime hanno dedicato al loro bullo o prepotente di turno, ha ammutolito i ragazzi. Anche questo un espediente drammaturgico per affrontare e risolvere il problema. Perché, come dimostrato da sociologi e psicologi, spesso i fenomeni di bullismo terminano quando la vittima, dimostrando un grande coraggio, riesce a isolarsi con il bullo e a dirgli che deve finirla, perché gli sta facendo male. Spesso il bullo smette proprio perché non sa di essere un bullo.

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