Un’ottima annata. Falcade a parte. Il 2019 è stato davvero un buon anno, turisticamente parlando. E quindi gli effetti del coronavirus saranno ancora più asfissianti per l’Agordino. Primo, perché non si sa quando finirà, se finirà, come finirà; ci sarà la stagione estiva? E quella invernale? Distanziamento sociale in cabinovia per lo sci? Domande irrisolte, almeno per le prossime settimane. E secondo, perché i dati dello scorso anno sono irripetibili; soprattutto con la chiusura degli ultimi due mesi a fare da zavorra.
I DATI
Aumento diffuso delle presenze, anche a fronte di alcune diminuzioni negli arrivi. Significa che chi ha scelto l’Agordino ha anche pensato di allungare la durata del soggiorno. Il segno più è evidente. Soprattutto in alcune realtà (non ci sono i dati di tutti i Comuni agordini: si è scelto di considerare solo quelli maggiormente turistici, con almeno 10mila presenze l’anno).
A Canale ad esempio l’impennata è stata notevolissima: +16,7% nelle presenze (51.097, contro le 43.773 del 2018), a fronte di arrivi stabili (7.955 nel 2019, 7.943 l’anno prima). Il dato è notevole, perché rende la misura di un fatto piuttosto raro nelle dinamiche del turismo moderno: l’aumento della durata della vacanza, passata da 5,5 giorni di media nel 2018 a 6,4 nel 2019.
IL DETTAGLIO
Gli aumenti sono vistosi anche a Colle Santa Lucia, dove gli arrivi sono aumentati del 3,3% (dai 7.917 del 2018 agli 8.181 del 2019) e le presenze del 10,6% (da 14.472 a 16.001). Il trend poi è in crescita costante: le presenze 2017 erano stati 11.747, con un segno più rispetto al 2016 (9.809) e al 2015 (8.779). Tra l’altro, Colle condivide con Livinallongo un dato decisamente interessante: sono gli unici due Comuni ad aver aumentato il giro d’affari rispetto a una quindicina di anni fa, vale a dire prima della grande crisi globale. Anche Livinallongo quindi cresce: +4,5% negli arrivi, +3,4% nelle presenze. Stesso ritmo di Rocca Pietore (+4% negli arrivi, +3,6% nelle presenze). Aumento un po’ più accelerato per Agordo, dove gli arrivi passano da 5.749 a 6.437 (+12%), le presenze salgono da 16.447 a 17.463 (+6,2%). Selva di Cadore diminuisce gli arrivi (-0,1%), ma vede crescere le presenze (+1,8%), a testimonianza che anche qui la vacanza dura più a lungo. Mentre Alleghe rimane stabile: 148.738 presenze nel 2018, 148.751 nel 2019.
E FALCADE?
Sotto il San Pellegrino suona l’unica nota stonata del turismo agordino. E diventa fondamentale chiedersi come mai.
Gli arrivi calano da 54.633 a 54.129 (-0,9%). Ma sono le presenze a preoccupare: 267.451 nel 2018, 257.228 nel 2019 (-3,8%). Tanto che il dato dello scorso anno è il più basso degli ultimi anni. Impietoso il confronto con la situazione antecedente la grande crisi del 2008, visto che le presenze erano superiori alle 363mila unità.
In ogni caso, il calo del 2019 è spiegabile nei numeri: crollo del mercato italiano (-5,7%), frenata del turismo tedesco (-6,8%) e debacle degli sciatori della Repubblica Ceca (quasi mille arrivi in meno e addirittura -24% nelle presenze). Ovviamente, per riequilibrare il gap non sono sufficienti l’aumento dei polacchi (+11,5%) e degli sloveni (+5,3%), che frequentano le piste da sci falcadine ancora con numeri troppo esigui.