Ideal Standard in vendita? L’azienda smentisce. I sindacati: «Pronti alle vie legali»

Ideal Standard in vendita? L’azienda smentisce. I sindacati: «Pronti alle vie legali»

Ideal Standard in vendita? Sì, no, forse delocalizza. Mentre è ancora aperta la partita dell’Acc di Mel si riapre improvvisamente il fronte dell’Ideal Standard (ex Ceramica Dolomite) di Trichiana, a Borgo Valbelluna.

Secondo i sindacati, che questo pomeriggio hanno fatto il punto della situazione nelle assemblee di fabbrica, il fondo australiano Anchorage (il fondo australiano proprietario dal 2014 dello stabilimento) avrebbe l’intenzione di vendere la storica azienda di sanitari entro l’anno. Peggio: sembra ci sia la volontà di delocalizzare la produzione in Turchia, Bulgaria e Cina, mettendo a rischio il futuro dei 475 lavoratori con le rispettive famiglie.

Già l’anno scorso, dopo il lockdown, lo stabilimento di Trichiana è stato l’ultimo del gruppo a ripartire, a fine giugno. «E l’azienda non ha mai risposto alle nostre richieste di fornirci il piano industriale e garanzie sul futuro», spiegano i sindacati. E a nulla sono valse le sollecitazioni di Regione Veneto e Mise.

Nelle ultime settimane la situazione è precipitata. «Su nostre segnalazioni il Ministero ha convocato per due volte l’azienda – continuano i sindacati – ed in entrambe le occasioni la proprietà non ha confermato nessuna di queste voci, ma non ha mostrato neppure, nemmeno su esplicita richiesta, alcun piano industriale».

La preoccupazione è tangibile, ma i sindacati assicurano che daranno battaglia. Intanto, venerdì è previsto uno sciopero di otto ore, con picchetto davanti alla fabbrica e la presenza del sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa. Il passo successivo saranno le vie legali. «Ci sono gli estremi per una denuncia per comportamento antisindacale – spiegano i sindacati – ma anche per la truffa. Non dimentichiamo che nel 2015 è stato sottoscritto un piano di sviluppo per il quale i lavoratori hanno lasciato all’azienda circa 5 milioni di euro, tramite prelievo in busta paga».

«Queste voci ci lasciano stupiti – è la replica dei vertici aziendali – perché abbiamo investito oltre 12 milioni di euro, negli ultimi 4 anni, sul sito produttivo di Trichiana. Dei quali due milioni l’anno scorso, in piena pandemia, per potenziare le linee produttive Ipa – Lyss e la gamma Atelier. Non solo, siamo riusciti a mantenere il 100% della forza lavoro e stiamo lavorando duramente per cogliere tutte le opportunità del mercato, tanto che in autunno abbiamo assunto altre 25 persone». L’azienda non risparmia una stoccata ai sindacati: «La verità è che al momento siamo in ritardo con l’evasione dei moltissimi ordini. Alcuni sono già scaduti. Se i sindacati decidono di mettere in atto iniziative basate sul nulla rischiano solo di farci perdere ordini, fatturato e far incavolare i clienti».

Ma se la volontà è di mantenere aperto lo stabilimento, perché Ideal Standard non ha presentato il piano industriale più volte richiesto? «Semplicemente perché il momento è talmente complicato – replica l’azienda – da non permettere nessun tipo di programmazione a lungo termine. Ma questa cosa la abbiamo sempre detta, in tutte le sedi».

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