I bellunesi passati per il lager di Bolzano. Docufilm e testimonianze per il Giorno della Memoria

I bellunesi passati per il lager di Bolzano. Docufilm e testimonianze per il Giorno della Memoria

Dopo la chiusura del campo di Fossoli (Modena), nell’estate del 1944 fu aperto a Bolzano un Durchgangslager, ovvero un campo di transito nazista dove dovevano essere avviati tutti i deportati destinati a un successivo trasferimento nei lager tedeschi del Reich. Pur non essendo uno dei campi di concentramento più duri aperti dai nazisti, anche quello di Bolzano fu indubbiamente un luogo di sofferenza e dolore, dove vigeva lo sfruttamento sistematico del lavoro dei prigionieri e dove trovarono la morte alcune decine di persone. Vi passarono circa 8.000 prigionieri, di cui un 10% provenienti dalla provincia di Belluno. 

Un pezzo di storia importante, che ha visto le sofferenze di tante persone e che è stato ricostruito in un interessante docufilm, frutto del lavoro di Dario Dalla Mura ed Elena Peloso. 

Tra le persone intervistate, anche Gianni Faronato, uno dei testimoni che raccontano la propria esperienza. Ma il documentario si avvale anche della collaborazione di storici ed esperti, quali Costantino di Sante, profondo conoscitore del tema della deportazione in Italia, e Carla Giacomozzi, responsabile dell’Archivio storico della città di Bolzano. Prodotto nel 2021 dalla Associazione Memoria Immagine, il documentario “Gli ultimi mesi. Il lager di Bolzano” si offre quale prezioso strumento per conoscere le dinamiche di funzionamento di un lager, ossia il luogo dove più chiaramente si manifestano le storture del nazismo. Feltre presenterà il filmato la sera di venerdì (27 gennaio, Giorno della Memoria). L’appuntamento è alle 20.30 nell’aula magna dell’istituto Colotti.

La mattina invece ci sarà un altro appuntamento del Giorno della Memoria, dedicato alle classi seconde e terze delle scuole medie e alle classi prime delle superiori. L’auditorium dell’Istituto Canossiano ospiterà lo spettacolo “Vivere ancora. Voci dal filo spinato”, un racconto che si rafforza con intensi momenti musicali dal vivo e in cui le foto d’epoca amplificano visivamente la narrazione. Si tratta di un percorso nella memoria, dai quaderni, dai diari, dalle tracce degli scritti, di donne e uomini sopravvissuti e no all’inferno dei campi di concentramento. 

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