L’auditorium dell’Istituto Canossiano di Feltre ospiterà questa settimana due importanti incontri per far conoscere agli studenti argomenti di primaria importanza per ogni società civile: il carcere e la guerra.
Domani (mercoledì 15 marzo), le Scuole in Rete e gli Amici delle Scuole in Rete hanno organizzato alle 11 la rappresentazione della “Scelta” spettacolo di Marco Cortesi e Mara Moschini (in foto). Vecchie conoscenze del network bellunese, Cortesi e Moschini hanno finora prodotto cinque spettacoli d’inchiesta, quattro lungometraggi e altrettante apprezzate serie televisive con lo scopo, come loro stessi affermano, di celebrare chi ha scelto di rendere il mondo un posto migliore.
Lo fanno raccontando al loro pubblico le storie di persone che hanno lasciato il segno e a Feltre faranno conoscere agli studenti quattro storie vere, che la dottoressa Svetlana Broz ha raccolto durante la guerra in Jugoslavia. Sono storie di donne e uomini che, con coraggio, hanno rischiato la propria vita per salvare quella degli altri.
Patrocinato da Amnesty International, lo spettacolo offrirà agli studenti una prospettiva diversa sulla guerra: quella del vissuto di persone comuni che diventano protagoniste loro malgrado, vittime delle atrocità che ogni conflitto porta con sé, perché la guerra è sempre una sconfitta, per tutti.
Giovedì alle 10.30, invece, grazie ad Aics e Amici delle Scuole in Rete sarà la “Compagnia stabile Assai” a portare in scena lo spettacolo “Parole in catene”: protagonista, stavolta, il carcere.
La Compagnia, formata da detenuti ed ex detenuti, educatori e poliziotti del carcere romano di Rebibbia, presenterà una serie di monologhi, canzoni, musiche, storie e leggende sul carcere scritte da Pier Paolo Pasolini, Raffaele Viviani, Ignazio Buttitta, Rosa Balestreri e Salvatore Di Giacomo.
Nata nel 1982 a opera dell’educatore Antonio Turco come strumento di socializzazione per i detenuti, ha vinto importanti riconoscimenti come il premio Massimo Troisi nel 2011 e la Medaglia d’Oro, consegnata dal Presidente della Repubblica Napolitano nel 2014, per la “valenza sociale della sua attività artistica”. È il più antico gruppo teatrale penitenziario italiano e trasmetterà ai giovani un messaggio positivo di redenzione di una figura, quella del carcerato, troppo spesso relegata ai margini. Il teatro diventa quindi per i detenuti un mezzo di riscatto e di salvezza dall’isolamento, che ne rende difficile il reinserimento nella società, e per gli studenti un’occasione per capire che tra le funzioni del carcere c’è anche e soprattutto quella rieducativa.
Centrale anche il confronto finale con i carcerati, tra cui l’ex boss del narcotraffico sudamericano Giovanni Arcuri, protagonista del film Cesare deve morire dei fratelli Taviani che ha vinto l’Orso d’oro a Berlino nel 2012
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