Giovedì l’ultimo saluto a Peppino Zangrando, politico e avvocato di lungo corso

Giovedì l’ultimo saluto a Peppino Zangrando, politico e avvocato di lungo corso

Verrà salutato per l’ultima volta giovedì prossimo (12 gennaio), alle 15 nel cimitero cittadino di Prade, Peppino Zangrando, mancato domenica mattina dopo una lunga malattia. Avrebbe compiuto 92 anni l’8 febbraio.

Politico di solida sede comunista, militante antifascista, avvocato di lungo corso ma anche insegnante, Zangrando è una di quelle figure che lascia un segno nella vita politica, amministrativa e sociale della provincia.

Nato a Perarolo di Cadore nel 1931, si avvicinò giovanissimo alla politica, iscrivendosi al Pci già nel 1947, a 16 anni, per il quale sedette per oltre mezzo secolo tra i banchi del consiglio comunale di Belluno e del consiglio provinciale.

Ma Peppino Zangrando fu anche un avvocato di valore, legale di parte civile in due processi storici: quello di L’Aquila per il disastro del Vajont, nel 1968, e quelli per le stragi compiute dai nazisti nell’estate del 1944 in Valle del Biois, quando vennero dati alle fiamme i paesi di Canale d’Agordo, Falcade e Vallada agordina, con la morte 45 persone, 37 civili e otto militanti della Resistenza.

E dell’ordine provinciale degli avvocati Zangrando fu presidente per sette anni: «In lui convivevano tre dimensioni umane – il ricordo dell’attuale presidente Erminio Mazzucco -: l’avvocato preparatissimo, intelligente e a favore dei più deboli; l’uomo di cultura raffinato ed elegante nel discorso e nell’elaborazione del pensiero. E l’uomo impegnato nella politica e nel sociale, coerente nel seguire il suo ideale e con una grande capacità di sintesi e di analisi della complessità del mondo. E poi, a dispetto di quel suo aspetto austero, era un uomo di grande umanità e amicizia».  

«Se ne va un Politico con la “p” maiuscola, una persona seria e un avvocato dall’altissimo profilo professionale, per il quale l’appartenenza politica militante non ha mai costituito un ostacolo all’analisi cristallina e obiettiva degli eventi», è invece il ricordo del presidente della Provincia, Roberto Padrin. «Le sue doti professionali messe a disposizione delle comunità locali nel processo del disastro del Vajont, nella causa contro le stragi naziste in valle del Biois e nell’attività di difensore civico sono solo uno degli esempi della caratura di una persona che ha rappresentato una generazione di politici e amministratori attenti e preparati, per i quali la politica era gestione della cosa pubblica, prima che scontro ideologico. Ai suoi familiari le più sentite condoglianze dell’intera amministrazione provinciale».

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